
Oltre 123 mila euro scomparsi dagli uffici della guardia di finanza, rubati da un militare che è stato identificato dai suoi stessi colleghi grazie a un’indagine lampo. È l’amara scoperta fatta dai titolari di due esercizi commerciali, che prima hanno sorriso quando gli è stato comunicato che il giudice aveva disposto che venisse loro restituita la somma sequestrata tre anni prima, ma poi sono restati a bocca aperta quando hanno appreso che nel frattempo gran parte del loro denaro è scomparso mentre era nelle mani dello Stato.
I fatti risalgono allo scorso 30 agosto, ma per capire questa vicenda occorre ritornare all’11 giugno del 2020, quando i finanzieri, che indagano su un giro di droga e contraffazione, bussano alla porta di un esercizio commerciale all’Esquilino, la Anna Pelletterie Srl, e sequestrano 11.570 euro. Poi vanno a casa di un uomo che abita poco distante, sempre in via Filippo Turati. E trovano, in una cassaforte, 160 mila euro in contanti e due macchine conta soldi. L’uomo, di origini orientali, viene accusato di reati fiscali e tutta la somma, 171.500 euro, viene sequestrata.
La vicenda arriva in tribunale. Da un lato c’è il processo all’uomo, che morirà dopo poco tempo per cause naturali, dall’altro la disputa sul sequestro. Due aziende, la Anna Pelletterie e la Leone, infatti sostengono che quel denaro non era dell’uomo, ma delle società.
La faccenda nel settembre 2022 arriva in Cassazione, dove i giudici dicono che il sequestro difetta di un’adeguata motivazione. Quindi nell’aprile scorso il Gip Andrea Fanelli dissequestra l’intera somma.
I titolari delle due aziende pensavano di aver vinto una battaglia legale, ma era solo l’inizio di una nuova avventura giudiziaria.
Perché quando l’avvocato Maurizio Oliva, che rappresenta le aziende, lo scorso 30 agosto è andato negli uffici della Finanza, ha scoperto che la somma in sequestro «non era più disponibile per intero in quanto euro 123.550 sarebbero stati trafugati», si legge negli atti. A rubare i soldi, dicono gli investigatori, sarebbe stato un finanziere.
I suoi colleghi hanno scoperto dell’ammanco nel maggio scorso. E ai primi di luglio il nome del militare di 54 anni era già sul registro degli indagati. Perquisito, il finanziere ha dovuto arrendersi davanti a un provvedimento con cui i magistrati gli hanno sequestrato la casa, la moto e anche l’auto.
L’avvocato Oliva adesso pretende che la somma venga restituita ai suoi assistiti e, attraverso una diffida, chiede alla Guardia di finanza di risarcire. La questione però è stata sottoposta all’attenzione del gip Andrea Fanelli, che ha certificato che la “somma illecitamente sottratta” “non è disponibile” e che “gli aventi diritto”, prosegue il provvedimento notificato all’avvocato Oliva dalla finanza, devono “intraprendere opportune azioni legali a tutela delle rispettive ragioni di credito”.
Dunque per il giudice, prima di riavere la somma le aziende devono affrontare un altro procedimento, presumibilmente chiamando in causa chi ha materialmente sottratto il denaro.
«Sono rimasto basito quando a fronte della richiesta di restituzione da me inoltrata, né il Comando Generale né quello Regionale della Guardia di Finanza hanno dato alcuna risposta — dice l’avvocato Maurizio Oliva — I miei assistiti per ottenere la restituzione del loro denaro dovranno agire in un giudizio civile con le lungaggini dello stesso ma indubbiamente una simile situazione offre un quadro sconsolante del funzionamento della Giustizia».