Controffensiva ucraina congelata, cosa sta succedendo? Kiev cambia i piani, guerra ormai in stallo

Qualcosa si muove sul fronte russo-ucraino. Dopo che il capo di tutte le Forze armate dell’Ucraina Valerij Zalužnyj un mese fa parlava di “stallo” bellico imposto dalla superiorità di risorse della Russia, anche il presidente Zelensky, alla fine, ha dovuto ammettere che la controffensiva ucraina è fallita e che l’inverno ha aperto «una nuova fase di guerra», ovvero quella della difensiva. È questo il messaggio combinato che il leader ucraino ha trasmesso nelle ultime ore. Prima, in un’intervista all’Associated Press, riconoscendo che la controffensiva non ha prodotto i risultati sperati, anche per via del mancato approvvigionamento da parte degli alleati delle armi necessarie: «Non abbiamo ottenuto tutte le armi che volevamo, non posso essere soddisfatto, ma non posso nemmeno lamentarmi troppo. Purtroppo, non abbiamo raggiunto i risultati desiderati. E questo è un dato di fatto».

 

Il rafforzamento

Poi, dopo aver incontrato i comandanti dei principali punti di pressione a Sud (attorno a Zaporizhzhia) e a Est (attorno a Kupyansk), nel suo discorso alla nazione di venerdì sera, Zelensky ha affermato che le difese ucraine devono essere rafforzate rapidamente su tutta la linea del fronte: «In tutti i principali settori in cui è necessario un rafforzamento, dobbiamo accelerare la costruzione di strutture».

   

Avdiivka e Maryinka 

«Massima attenzione» sarà data a settori chiave dell’Ucraina orientale come Avdiivka, Maryinka e altre città sotto fuoco russo nella regione di Donetsk, nonché alla linea difensiva a nord-est tra Kupyansk e Lyman nella regione di Kharkiv. Bisogna chiedersi il perché di questa fretta. Nonostante mantenga l’iniziativa offensiva su quasi tutti i fronti, finora Mosca non ha sfruttato il vantaggio derivato dalla distrazione delle cancellerie occidentali dovuta alla nuova guerra in Medio Oriente per lanciarsi in nuove grandi conquiste territoriali. Al contrario, ha continuato a fortificare i territori già occupati attraverso una strategia difensiva articolata in molteplici linee fatte di trincee, fossati, campi minati, denti di drago e casematte.

 

La strategia di Mosca

Un approccio che lascerebbe intendere la volontà di Mosca di congelare il conflitto continuando a logorare l’avversario già in netta inferiorità numerica e con una capacità di riassorbimento drammaticamente minore. Anche le poche battaglie ancora attive, dal punto di vista russo, sembravano volte a porre le condizioni territoriali per un compromesso politico a tempo debito. Almeno due, infatti, restano gli obiettivi territoriali di Mosca. Avdiivka, città-fortezza ucraina già accerchiata e sensibile perché troppo vicina all’omonimo capoluogo dell’oblast di Donetsk in mano russa dal 2014. E Kupyansk, città rimasta erroneamente sguarnita dagli ucraini (che appunto solo ora pensano di rifortificare), la cui cattura serve ai russi per assicurarsi il controllo del fiume Oskil, confine naturale che il Cremlino potrebbe rivendicare durante le trattative per un cessate il fuoco che arresti e al contempo consolidi la presa russa dal Donbas settentrionale fino all’estuario del Dnepr.

 

Il decreto di Putin

Il Cremlino, insomma, non ha finora mostrato interesse a nuove grandi offensive perché ciò significherebbe gestire ulteriori soldati lungo una linea del fronte dove già sono stanziati 350 mila russi. Ma le cose potrebbero ancora cambiare. Sì, perché proprio ieri il presidente Putin ha firmato un decreto per aumentare del 15 per cento il numero dei soldati dell’esercito russo (per un totale di 170 mila unità in più), giustificandolo con «le crescenti minacce associate all’operazione militare speciale e alla continua espansione della Nato». Difficile, quindi, immaginare nel breve periodo un negoziato che, innanzitutto, dovrà essere spiegato e digerito da due opinioni pubbliche che attendono, ancora, la rispettiva vittoria. C’è chi invece le idee sul post-guerra le ha ben chiare. È la first lady Olena Zelenska che, già da tempo descritta dai più vicini come insofferente alla vita presidenziale in guerra, ha chiarito di non voler vedere il marito ricandidarsi alle prossime elezioni. Elezioni che però lo stesso Zelensky ha già rimandato a tempo indeterminato.

Ucraina-Russia, Orsini: “Ecco la novità: Kiev ha perso la guerra”

(Adnkronos) – “Sapete la novità? L’Ucraina ha perso la guerra”. E’ la ‘sentenza’ del professor Alessandro Orsini che su Facebook emette il suo verdetto – che appare definitivo – sul conflitto che Ucraina e Russia combattono da circa 650 giorni. Il docente di sociologia del terrorismo internazionale è diventato, sin dal febbraio 2022, una figura polarizzante nel dibattito sulla guerra. Le sue analisi e le sue osservazioni, che hanno avuto ampia risonanza soprattutto attraverso Cartabianca su Raitre e ora con E’ sempre Cartabianca su Rete4, sono state spesso criticate. “Sono stato oggetto di una violenta campagna di diffamazione per avere detto che l’Ucraina avrebbe perso la guerra. Sapete la novità? L’Ucraina ha perso la guerra”, scrive oggi Orsini. 

Il post perentorio fa seguito al messaggio pubblicato in precedenza. “L’Ucraina sta sprofondando. I russi hanno circondato Avdiivka da tre lati e adesso gli ucraini possono scappare soltanto per i campi a ovest che sono pieni di mine. Dove sono finiti tutti quelli che mi insultavano per le mie analisi sull’Ucraina?”, ha scritto. 

Orsini si sofferma anche sul dibattito relativo all’ipotesi di ingresso dell’Ucraina nella Nato: “Ma quale Ucraina? Almeno la metà degli ucraini si identifica con la Russia e odia la Nato. Un sistema non corrotto direbbe: ‘Una parte dell’Ucraina, forse meno della metà, vuole entrare nella Nato e nell’Unione europea’. Se non è chiaro, allora si sappia che almeno la metà della popolazione ucraina odia Zelensky e il governo di Kiev con tutte le sue forze, e vorrebbe vedere cadere entrambi nella polvere. La retorica dei media italiani sull’Ucraina che vuole entrare della Nato è concepita per creare consensi intorno alle politiche criminali del blocco occidentale che hanno portato alla distruzione di quel Paese e all’uccisione di centinaia di bambini. Io dico: ‘L’espansione della Nato in Ucraina ha causato il massacro di centinaia di bambini'”. 

Ucraina Russia, le notizie sulla guerra di oggi | Kiev: Mosca ha già perso 300 mila uomini. «Gli 007 di Kiev fanno esplodere treni con carburante in Russia»

• Nonostante il gelo, proseguono i combattimenti su vari fronti, Kiev rivendica la distruzione di 5 siti militari russi, fra depositi di munizioni e altre infrastrutture • Putin si prepara a una nuova fase della guerra e ordina l’aumento del 15% del numero dei militari. • Notizie contrastanti dal Donetsk, dove le battaglie sono sempre più aspre. Mosca rivendica avanzamenti sul terreno, secondo Kiev invece le forze ucraine mantengono le posizioni.

Alfredo muore a 30 anni dopo aver preso steroidi per 30 mesi: «Mi faccio controllare cuore e reni e so che rischio l’infarto. Ma sono sano»

Una vita stroncata, nel fiore degli anni. Alfredo Martín, bodybuilder  noto come Villano Fitness oppure Héroe Fitness, è morto a soli 30 anni: a dare il triste annuncio  è stata la compagna, Vera Schroeder, attraverso un messaggio pubblicato su Instagram. La donna ha chiesto  “massima discrezione e rispetto”.

L’uso di steroidi

«Assumo steroidi da quando avevo 25 anni. Mi faccio controllare il cuore e i reni perché è dannoso per loro e so che rischio l’infarto… Ma ehi, sono sano», è stata una delle ultime riflessioni fatte da Martin, in un video social rivolto ai suoi follower. Inoltre, sempre nell’ultimo video disponibile sul profilo Instagram, parlando del traguardo dei 118 chili, aveva detto: «Per quelli che credono che ogni “assssteroide” dia un differente aspetto fisico, indovinate quali sto usando qui?».

Il 30enne spagnolo offriva consigli sull’alimentazione, e sui migliori esercizi da praticare in palestra. Vera Schroeder non ha dato spiegazioni sulle circostanze che hanno causato la morte del bodybuilder, ma un loro amico, lo youtuber Jordi Wild, è intervenuto sulla questione: «Se è stato per delle sostanze (o forse no), c’è da riflettere circa la normalizzazione dell’uso degli anabolizzanti negli ultimi anni».

Le parole della compagna del bodybuilder 

«Non immaginavo cosa significasse toccare il fondo perché nessuno così vicino a me è mai morto, ma sto scoprendo che quello che viene dopo la perdita è più duro ancora… Il ritorno in una casa vuota, la mancanza di risposte quando dico ti amo, tutte le piccole cose che facevamo insieme… Niente riempirà mai questo vuoto».

Impiccano un tassista nel bosco, condannati una 15enne e 4 fratelli: l’uomo aveva stuprato la ragazzina e loro si sono fatti giustizia da soli

Una storia che inneggia alla vendetta ‘fai da te’ e che cerca di sottrarsi alla giustizia imposta dal governo e dalle autorità. È quanto riguarda cinque adolescenti, tra 15 e 18 anni, arrestati e condannati per aver ucciso un tassista in un bosco. Una morte violenta, per impiccagione, come quella che si infliggeva nelle piazze medievali per punire e umiliare gli eretici.

Allo stesso modo, un gruppo di giovani svedesi ha ucciso quel tassista che in precedenza aveva violentato una di loro, una ragazzina di 15 anni. 

L’omicidio premeditato dopo lo stupro

Sono in cinque a subire la condanna e la custodia cautelare, ma è la ragazza di 15 anni a dover sopportare anche l’abuso sessuale inflitto dal tassista 26enne. La vendetta è dunque la matrice del brutale omicidio pianificato, lucidamente, dai 4 fratelli adolescenti d’accordo con la ragazza.

Secondo un rapporto del tribunale di Uppsala, vicino Stoccolma, «l’autista è stato condotto dalla giovane in un parcheggio isolato, vicino a una riserva naturale, adescato con la promessa di prestazioni sessuali e un po’ di vodka». Appena giunti nel parcheggio, i 4 fratelli hanno aggredito il 26enne: prima l’hanno immobilizzato, poi l’hanno impiccato con un cappio fatto con una corda acquistata il giorno prima.

Prima di lasciare il luogo del delitto gli adolescenti hanno portato via tutti gli effetti personali della vittima, probabilmente per confondere le tracce e simulare una rapina.

Le condanne

Durante il processo, i giovani si sono dichiarati innocenti, ma la 15enne ha ammesso di credere che i ragazzi lo hanno picchiato per vendicare lo stupro. Nonostante solo il maggiore dei 5 fratelli sia stato condannato all’ergastolo, la Corte ha reputato responsabili della morte del tassista anche gli altri componenti del gruppo.

Tra le prove presentate dall’accusa figurano tracce di Dna dei giovani sulla giacca della vittima e messaggi di testo in cui i responsabili progettano l’assassinio. Secondo alcune fonti, prima dell’agguato, i 4 ragazzi si sarebbero vantati con degli amici dell’operazione che avrebbero messo in atto da li a poco.

In una nota pubblicata dalla Corte si legge che «nel complesso, queste prove hanno reso oltre ogni ragionevole dubbio che tutti gli imputati sono colpevoli della morte del 26enne».

Dopo aver saputo della morte del tassista, la polizia ha ammesso che «i suoi agenti avrebbero dovuto prendere seriamente in considerazione la denuncia di stupro della ragazza», cosa che non è accaduta.

Corea del Nord, l’avvertimento: “Se Usa neutralizzano nostro satellite è dichiarazione di guerra”

(Adnkronos) – La Corea del Nord pronta alla guerra contro gli Stati Uniti? Per ora Pyongyang si limita alla minaccia affermando che considererà i tentativi degli Usa di neutralizzare il suo primo satellite da ricognizione in orbita terrestre, come una dichiarazione di guerra e potrebbe rispondere con azioni simili. Lo scrive la Tass, citando una dichiarazione ufficiale del Ministero della Difesa della Corea de Nord diramata dall’agenzia di stampa statale Kcna. 

Il satellite spia lanciato dalla Nordcorea a fine novembre, avrebbe già ‘fotografato’ diversi obiettivi sensibili negli Stati Uniti tra cui il Pentagono e la Casa Bianca. Immagini messe a disposizione del leader coreano Kim Jong Un.  

Secondo quanto annunciato dalle autorità nordcoreane a Kim è stato fornito “il rapporto sui dati fotografici della città italiana di Roma, della base aerea di Anderson a Guam (Oceano Pacifico) della base navale di Norfolk, del cantiere navale di Newport News e di un aeroporto (tutti in Virginia) e altri relativi alla Casa Bianca, al Pentagono e altri obiettivi di Washington”, ha annunciato l’agenzia di stampa nordcoreana Kcna. Inoltre nella base di Norfolk e nel cantiere di Newport sarebbero state individuate quattro portaerei nucleari dell’esercito americano ed altre portaerei appartenenti al Regno Unito.  

“Esplosione nel centro spaziale”: l’allarme che scuote in Cina

Una misteriosa esplosione si sarebbe verificata presso il Jiuquan Satellite Launch Center, un impianto cinese situato nel deserto del Gobi, ad Ejina Banne, nella Mongolia Interna, solitamente utilizzato per lanciare veicoli in orbita e testare missili di lunga-media gittata. Alcune immagini satellitari hanno mostrato quelle che sembrerebbero essere le apparenti conseguenze di un pennacchio di scarico derivante da un test di fuoco caldo sulla superficie del deserto. La zona circostante è ricoperta da detriti carbonizzati, a conferma, secondo alcuni esperti, che qualcosa potrebbe essere andato storto. Come, del resto, già accaduto nell’ottobre 2021, la struttura ha dovuto fare i conti con un’esplosione.

Un’esplosione nel centro spaziale cinese?

La notizia è stata riportata dal sito Spacenews, che ha citato per l’occasione un tweet pubblicato su X da Harry Stranger, esperto solito analizzare le immagini satellitari per monitorare gli sviluppi dell’industria spaziale. Ebbene, Stranger ha condiviso una serie di foto radar del Jiuquan Satellite Launch Center recuperate da Planet Optical, ESA Sentinel e Umbra. Incrociando vari dati, ed effettuando un confronto, si nota una ipotetica esplosione avvenuta tra le 04.16 UTC del 21 novembre e le 03.21 del 22 novembre.

“Oltre due anni dopo che un’esplosione ha gravemente danneggiato il banco di prova, sembra che Casic (China Aerospace Science and Industry Corp, ovvero l’industria che gestirebbe la struttura ndr) abbia subito un’altra anomalia esplosiva durante un incendio di prova di un motore a razzo presso il Jiuquan Satellite Launch Center in Cina”, ha scritto Stranger. Il sito in questione sarebbe controllato da Casic, una gigantesca impresa statale impegnata nella difesa e nello spazio e sviluppatrice di razzi solidi Kuaizhou. L’eventuale esplosione si sarebbe tuttavia verificata lontana dall’infrastruttura di lancio di Jiuquan, ed è dunque improbabile che la deflagrazione possa aver avuto un impatto su altre attività legate del sito.

Razzi e test

Casic, attraverso la sua controllata Expace, gestisce una coppia di razzi solidi noti come Kuaizhou-1A e il più grande Kuaizhou-11. Nessuna delle due entità ha fatto un annuncio sull’esplosione e non è chiaro quale impatto l’evento avrà su uno o entrambi i lanciatori. Expace ha dichiarato di aver effettuato revisioni della qualità dei prodotti e relative visite negli ultimi giorni. Per la cronaca, il Kuaizhou-1A è in grado di trasportare 200 chilogrammi di carico utile in un’orbita eliosincrona (Sso) di 700 chilometri. Kuaizhou-11 può invece trasportare 1.000 chilogrammi per una Sso di 700 chilometri. Quest’ultimo ha volato solo due volte. La prima, nel luglio 2020, si è conclusa con un fallimento, mentre la seconda, risalente al dicembre 2022, ha avuto successo.

Il Jiuquan Satellite Launch Center è un vasto sito cinese nel deserto del Gobi. È stato fondato nel 1958, ed è stato il primo dei quattro spaziporti nazionali ad essere costruito da Pechino. Ospita lanci regolari di satelliti orbitali e le missioni cinesi di volo spaziale umano. Queste ultime vengono effettuate utilizzando i vecchi razzi Long March. Negli ultimi anni, tuttavia, Jiuquan ha subito un’espansione. Ciò è avvenuto in risposta all’aumento degli attori nazionali che si occupano di lanci spaziali e che cercano di soddisfare la crescita della domanda di lancio.

Il trucco per far lampeggiare il tuo smartphone, quando non riesci a trovarlo

Quando perdi il telefono in casa, in ufficio, ad una festa, da amici e così via, è bene che tu sappia che non serve impazzire a carponi e sondando ogni angolo dell’abitazione. Puoi utilizzare questa funzione che collega il tuo Apple Watch al tuo iPhone.

Questa opzione probabilmente è già nota a molti di voi, ma forse quello che non sapevate è che puoi anche far lampeggiare il telefono per trovarlo molto più velocemente. Vediamo come si fa.

Come far lampeggiare il tuo smartphone

Questa funzionalità era originariamente pensata per aiutare le persone non udenti o con problemi di udito a localizzare i propri telefoni, ma non c’è motivo per cui anche tutti gli altri non possano trarne vantaggio.

Passaggio 1: premi il pulsante laterale che si trova sul lato destro del tuo Apple Watch, sotto la corona digitale. Questo ti permetterà di aprire il Centro di controllo.

Passaggio 2: tieni premuto il pulsante “Esegui il ping” del tuo iPhone, che corrisponde a un’immagine del telefono che irradia onde su entrambi i lati. Il passo importante qui è tenere premuto il pulsante. Il semplice tocco farà sì che il suono venga riprodotto solo senza la luce.

Il telefono emetterà un suono per avvisarti della sua posizione, mentre la torcia lampeggerà cinque volte.

Bombardiere nucleare Stati Uniti, ecco il B-21 Raider: elude i radar, vola a lungo raggio (e sfida la Cina)

Il B-21 Raider, prodotto da Northrop Grumman, è il nuovo bombardiere nucleare dell’aeronautica degli Stati Uniti, il primo realizzato in oltre trent’anni dopo il B-2 Spirit lanciato nel 1988. Costa 692 milioni di dollari – l’aeronautica statunitense prevede di acquistarne almeno un centinaio – ed è il più avanzato velivolo da combattimento mai progettato: è in grado di trasportare sia testate nucleari che convenzionali a lungo raggio, è attrezzato per penetrare le linee di difesa aerea nemiche ed effettuare attacchi in qualsiasi parte del mondo. Soprattutto è difficilmente identificabile dai radar nemici. E tutte queste caratteristiche sono state rese possibili dall’applicazione dell’intelligenza artificiale. 

I test

Tate Nurkin, membro della Forward defense and Indo-Pacific security initiative dell’Atlantic council, ha dichiarato a Newsweek che l’ingegneria digitale ha permesso di accelerare la progettazione e i test sul bombardiere, alcuni dei quali sono avvenuti digitalmente utilizzando simulazioni abilitate all’intelligenza artificiale prima della realizzazione dell’aereo. Un recente sondaggio sulla difesa nazionale condotto dal Ronald Reagan Institute rileva che oltre il 50% degli americani intervistati ritiene che la Cina rappresenti il rischio maggiore per il futuro degli Stati Uniti ed è favorevole, per mantenere un vantaggio tecnologico, a una maggiore spinta verso il sussidio dell’intelligenza artificiale attraverso la spesa per la difesa. «Le architetture aperte accelereranno anche gli aggiornamenti, in particolare gli aggiornamenti software, compresi quelli basati sull’intelligenza artificiale», ha affermato Nurkin, che nel ruolo di direttore tecnologico del Software engineering institute (Sei) analizza software, sicurezza informatica e intelligenza artificiale per il governo federale. Tom Longstaff, direttore tecnologico del Sei, ha co-presieduto un comitato di esperti sul tema. «Abbiamo esaminato alcuni casi d’uso specifici e aree in cui l’intelligenza artificiale è abilitata, specialmente nelle nuove piattaforme aviotrasportate. Il B-21 rientra sicuramente in queste categorie». Incorporata su altri velivoli, l’intelligenza artificiale supporterà piattaforme che includono l’autonomia di volo, il rilevamento di oggetti, l’identificazione del bersaglio e l’identificazione della controdifesa. 

Le caratteristiche

I sistemi di intelligenza artificiale segnalano quando la piattaforma deve avvisare il pilota o reagire per proteggere l’aereo, permettono al mezzo di compiere la sua missione tramite il riconoscimento del bersaglio o la pianificazione del volo. «Ci sono molti ambiti dell’intelligenza artificiale che aumenteranno l’abilità dei piloti», sottolinea Longstaff. Nel 2018 il Dipartimento della Difesa Usa ha pubblicato un rapporto sullo sfruttamento dell’intelligenza artificiale per la sicurezza e la prosperità interna. Oggi, secondo l’Accademia nazionale delle scienze, dell’ingegneria e della medicina, il Dipartimento sta finanziando 686 programmi incentrati sull’intelligenza artificiale e l’anno scorso erano oltre 600. Secondo Nurkin, l’AI consente ai piloti di gestire le missioni al meglio, di prendere decisioni in modo rapido e aiutare a focalizzare l’attenzione su minacce, dinamiche e obiettivi chiave.

 

La sfida alla Cina

Gli Stati Uniti, aggiunge Nurkin, insieme alla Cina, sono probabilmente leader a livello mondiale in termini di investimenti nell’intelligenza artificiale per la difesa e di sviluppo di capacità legate all’Ai, dalle basilari attività di back-office, ai sistemi autonomi, alla logistica. «La maggior parte degli eserciti moderni sta investendo in applicazioni militari dell’intelligenza artificiale, anche se, con l’eccezione della Cina, gli sforzi di ricerca e sviluppo degli Stati Uniti sono più ampi», sottolinea Nurkin. «La Cina è molto attiva in questo settore e sarebbe il principale concorrente, in generale però la maggior parte delle forze armate è alla ricerca di modi per ottenere i vantaggi in termini di velocità, efficienza e precisione». Attualmente, l’AI viene utilizzata per rilevare obiettivi, elaborando immagini o video satellitari che richiederebbero molto più tempo per essere analizzati dall’uomo. «L’intelligenza artificiale non significa semplicemente affidare la nostra difesa a un computer», rimarca Longstaff. «Non significa rinunciare alla capacità di difendere il nostro Paese e assegnare a un computer tutto ciò che potrebbe rivoltarsi contro di noi. Semplicemente, non è così che funziona la tecnologia. Ci sta davvero aiutando a fare meglio il nostro lavoro, ma non sta cambiando il controllo».

Massacrata dal marito davanti alla figlia di 4 anni: la denuncia choc di Daniela, lottatrice professionista. «Non sono riuscita a difendermi»

Sabato scorso, 25 novembre, si è celebrata in tutto il mondo la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. Una piaga senza confine e alla quale sembra impossibile mettere un argine se non attraverso la denuncia degli abusi, alle autorità competenti – in primo luogo – e attraverso gli stumenti di condivisione, così che la loro eco possa raggiungere quante più coscienze possibili. 

Massacrata sotto agli occhi della figlia

Una denuncia piena di coraggio è arrivata negli ultimi giorni da Daniela, una ex lottatrice della Nazionale messicana, che ha reso pubbliche le conseguenze degli abusi subiti dal marito davanti alla loro bambina di quattro anni al grido di «sono cose che succedono, non normalizziamole». In un video diventato virale sui social network, Daniela López Mejía si è mostrata con il volto gonfio e tumefatto, dalle ferite ancora aperte e grondanti sangue. A ridurala in quello stato, l’uomo che aveva deciso di lasciarla, ma non prima di averle dato la lezione «che si meritava».

La denuncia di Daniela

Attraverso i suoi canali social, la donna ha spiegato di aver già presentato una denuncia contro il suo aggressore, accusandolo di violenza familiare. L’uomo è un lottatore professionista di arti marziali miste (MMA) e proprietario di una palestra, nonché membro della México Combate League. Daniela López ha raccontato di non essere riuscita a evitare l’attacco, nonostante la sua esperienza nell’autodifesa, perché era «molto spaventata e non sapeva cosa fare o come reagire». Dopo aver chiesto aiuto e essere stata portata in ospedale, l’atleta ha trovato la forza di condividere la sua esperienza su Instagram. Nonostante i segni evidenti delle lesioni, i medici le hanno dato una diagnosi incoraggiante, assicurando che non ci fossero fratture agli occhi e che la sua vista non fosse in pericolo.

Accanto al video che racconta l’aggressione, Daniela López Mejía ha pubblicato una serie di foto che mostrano i danni subiti e ha ringraziato coloro che le hanno offerto il loro sostegno: «Non avrei mai pensato che sarebbe successo a me, ma è successo davvero. Quello che mi ha fatto è disumano, non gli importa che mia figlia fosse lì! (Nella stanza di fronte). Mi ha mollata e l’ultima cosa che mi ha detto è che questo è quello che mi meritavo». Per Daniela, che ha dichiarato di temere per la sua vita e quella di sua figlia, è immediatamente scattata la solidarietà del mondo sporitvo e non. 

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