Una chiesa inedita nella Laguna occidentale di Venezia

(ANSA) – VENEZIA, 27 SET – Nuovi particolari sulla “Venezia delle origini” emergono dalle ricerche archeologiche nell’area del monastero dei Santi Ilario e Benedetto a Dogaletto di Mira (Venezia) da parte dell’Università Ca’ Foscari in collaborazione con il Comune di Mira, su concessione del ministero della Cultura.

Lo scavo 2023 ha confermato in gran parte i dati emersi dalle indagini geofisiche, riportando alla luce le fondazioni di alcuni dei pilastri della basilica triabsidata medievale scavata a fine Ottocento.

Le indagini hanno inoltre portato in luce un’altra chiesa più antica a tre navate, di dimensioni più piccole, di cui si conservano le fondazioni piuttosto massicce e realizzate in grandi blocchi di pietra. Da queste fondazioni proviene un’altra grande sorpresa per lo scavo: un frammento di stele funeraria di età romana, raffigurante una donna con il capo velato, utilizzato come materiale da costruzione per la creazione delle stesse strutture.

La campagna di scavo si sta svolgendo sotto la direzione scientifica di Sauro Gelichi, ordinario di Archeologia Medievale. L’abbazia dei Santi Ilario e Benedetto fu un importante monastero benedettino ubicato ai margini occidentali della laguna di Venezia, tra le attuali Malcontenta e Gambarare, nell’attuale territorio di Mira. La sua storia è strettamente intrecciata a quella del ducato delle origini (IX secolo) perché costituisce uno dei luoghi simbolo della laguna altomedievale, fondamentale per la ricostruzione delle dinamiche insediative tra VIII e XIII secolo. Di esso non resta niente a vista: nel XIX secolo furono condotti scavi che portarono al ritrovamento di una basilica a tre navate medievale, frammenti di mosaici pavimentali e una serie di sarcofagi e lapidi tombali.

Le indagini geofisiche riprese nel 2020 hanno restituito un quadro significativo relativo alla presenza di strutture archeologiche ancora sepolte nell’area dove si ipotizza sia stato fondato il monastero. Durante i lavori allo scavo sono stati utilizzati caschetti sensoriali, eye tracker e questionari specifici per sviluppare nuove soluzioni di valorizzazione. (ANSA).

Pecore affamate mangiano oltre 100 chili di marijuana dopo la tempesta Daniel. Il pastore: «Avevano un comportamento strano»

Un gregge di pecore, in Grecia, ha mangiato 100 kg di cannabis  dopo l’alluvione della tempesta Daniel. Gli incendi e le inondazioni hanno colpito il paese, lasciando così il bestiame a lottare per trovare qualcosa da mangiare.

E’ stato il pastore del gregge ad accorgersi del comportamento strano degli animali. Le pecore hanno iniziato a comportarsi in modo strano dopo aver invaso una serra che produceva cannabis medicinale. Il proprietario del terreno, già devastato dalle inondazioni della tempesta, è disperato.

L’episodio è avvenuto nei pressi di  Almyros,  comune della Grecia situato nella periferia della Tessaglia.

Cosa è successo

La mandria stava pascolando nelle pianure allagate, prima di trovare una serra vicino alla città di Almyros, dove hanno consumato poi circa 100 kg di cannabis, come riferiscono i media locali. Poco dopo l’ “abbuffata”, è stato il pastore a notare lo strano comportamento del suo gregge.

«Cannabis fumata dai colleghi nella pausa al lavoro, solo io penso sia inaccettabile?»

Sorpreso con la droga a un posto di blocco: l’incredibile trucco per scampare all’arresto

Il commento del proprietario della serra

Il proprietario ha raccontato che il raccolto era già stato gravemente danneggiato dalla tempesta Daniel: le pecore, quindi, hanno consumato tutto ciò che era rimasto. «Abbiamo avuto le alluvioni, abbiamo perso quasi tutto. E ora questo. La mandria è entrata nella serra e ha mangiato ciò che era rimasto. Non so se ridere o piangere», ha dichiarato il possidente.

Tragedia in A13, auto si schianta contro un camion fermo in coda: muoiono mamma e figlia di 5 anni di Abano

FERRARA – Tragedia oggi pomeriggio, 27 settembre, lungo l’autostrada A13: nell’incidente muoiono mamma e figlia di 5 anni, Maria Grazia Forgetta e Gioia Petriccione, ferito il papà che era alla guida della Skoda. La famiglia, originaria di Caserta, è residente ad Abano Terme. L’incidente è avvenuto poco dopo le 15.30, tra i caselli di Ferrara Nord e Ferrara Sud.

Nel tratto di autostrada appena più avanti si era verificato un incidente tra mezzi pesanti e si erano formate lunghe code. L’auto della famiglia, che stava andando a Caserta, si è schiantata contro un camion incolonnato. La mamma di 49 anni e la figlia di 5 anni sono morti sul colpo. Il padre, 50enne, è rimasto ferito ed è stato portato all’ospedale di Cona. Ha riportato lievi ferite e contusioni. Sul posto, oltre al 118, c’erano vigili del fuoco e polizia stradale.

Il figlio: “Ora sappiamo dove venire a pregare”

Saranno celebrati domenica a Barbara i funerali di Brunella Chiù, la 56enne morta durante l’alluvione del 15 settembre 2022: la donna si trovava in macchina, nei pressi di Corinaldo, con figlia Noemi Balducci, 17 anni, anche lei deceduta, e il figlio Simone, all’epoca 23enne, che si salvò aggrappandosi a un albero.

Il corpo della donna era stato rinvenuto due mesi dopo la calamità nelle acque delle Isole Tremiti e sepolto nel cimitero di Vieste, in Puglia. La notizia degli accertamenti sulla salma, che ha rivelato che si trattasse della 56enne, è arrivata a un anno dall’alluvione. Brunella Chiù è la tredicesima vittima.

“Ora sappiamo dove venire a pregare per te, Noemi e tutte le persone a te care che ti hanno preceduo e chiedere per voi l’amore di Dio Padre, la pace di Cristo e la gioia dei Santi”, c’è scritto così nel manifesto funebre con il quale il figlio Simone Bartolucci, unico superstite della famiglia, ha voluto ricordare la mamma e la sorella.

Lo stesso Simone aveva più volte implorato di non stoppare le ricerche, per poter riavere così il corpo della sua mamma. Le ricerche di Brunella sono proseguite per mesi, con le forze dell’ordine che hanno passato al setaccio fiume, specchi lacustri e fango ma niente.

Il suo corpo era già stato trascinato fino al mare e poi, dalla corrente, portato fino alle Isole Tremiti, una zona che anche in passato aveva restituito corpi, inizialmente dispersi in mare, alla spiaggia di velluto.

La camera ardente con il feretro di Brunella sarà aperta sabato 30 alle ore 10 presso la Sala del Commiato Giorgi di Serra de’ Conti Domenica, ad officiare la cerimonia funebre nella chiesa di Santa Maria Assunta di Barbara sarà il vescovo Monsignor Franco Manenti. Il presidente della Regione Marche Francesco Acquaroli ha già confermato la sua presenza.

L’influencer tedesco Janis Danner non risarcisce la statua distrutta a Villa Alceo: “Mai visto alcun certificato che ne attesti il valore”

Da un lato l’influencer tedesco Janis Danner, che dichiara di non aver mai visto “alcun certificato del valore della statua”, e dall’altro Bruno Golferini, gestore di Villa Alceo a Viggiù (nel Varesotto), il quale lamenta di aver subito “un danno di 200mila euro solo per la statua, ma c’è anche la fontana da rimettere a posto. Senza contare le ripercussioni negative a livello di immagine”: non si è ancora conclusa la vicenda relativa alla distruzione della scultura di Enrico Butti conservata nel giardino della villa e frantumata lo scorso luglio da Danner e dai suoi amici mentre la abbracciavano per registrare un video.

Per quell’episodio Golferini ha immediatamente sporto denuncia e ora entrambe le parti stanno aspettando “che la giustizia faccia il suo corso – sottolinea il proprietario di Villa Alceo – La causa civile è in corso e se ne stanno occupando i miei avvocati, ma il signor Danner dovrà rispondere delle sue azioni anche a livello penale, perché qui sono stati commessi dei reati”.

Dal canto suo, l’influencer tedesco sembra essere perfettamente tranquillo: “Sono dispiaciuto che la statua si sia rotta – ha detto all’Ansa – Ma non sono mai stato consapevole di non aver pagato la statua. Semplicemente non ho visto alcun certificato del suo valore e penso che nessuno finora abbia visto un certificato”. Ha poi aggiunto che “la legge in Germania risolverà tutto. Fino ad allora non ho altro da dire”.

I turisti tedeschi – sei ragazzi di età compresa tra i 25 e i 30 anni, parte di un gruppo più ampio che aveva affittato la dimora storica per un weekend in occasione del compleanno della fidanzata di Danner – erano stati ripresi dalle telecamere di sorveglianza mentre violavano le regole di comportamento della villa avvinghiandosi alla scultura di Butti per fare video e selfie, fino a quando l’opera era poi crollata a terra, finendo in pezzi.

“Poi, all’arrivo dei carabinieri, avevano addirittura sostenuto di essere vittime di un sequestro di persona perché io non volevo che si allontanassero senza aver risarcito il danno provocato – continua Golferini – Da allora non li ho più sentiti. In compenso, hanno lasciato varie recensioni negative in merito alla struttura su Airbnb. Oltre al danno, la beffa”.

Intanto la statua rimaneva in pezzi nel giardino della villa e così Bruno Golferini ha deciso di provvedere da solo: “Noi continuiamo a lavorare, ospitando a Villa Alceo eventi e matrimoni, quindi mi sono rimboccato le maniche, ho preso una cazzuola e risistemato la scultura come potevo. Ora attendo la condanna del signor Danner. E se vuole un certificato di valore può senz’altro telefonarmi”.

Milano, borseggiatrici in metro “scortate” da bodyguard

Nonostante la grande attenzione mediatica ricevuta negli ultimi mesi, le borseggiatrici continuano ad agire indisturbate in diverse città italiane. In particolare a Milano, dove sembrano più attive, le borseggiatrici hanno trovato le contromisure a chi cerca di contrastarle: infatti, come documentato da diversi filmati che circolano in rete, alcune di loro si aggirerebbero per i vagoni della metropolitana con tre ragazzi a fare loro da “scorta”.

     

I tre uomini, infatti, creano una sorta di ostacolo alle uscite dei vagoni rallentando quindi il deflusso dei passeggeri: in questo modo le borseggiatici possono avere qualche prezioso secondo in più per compiere il proprio furto. “Da agosto hanno chiamato gli aiuti – spiega a “Mattino Cinque News” Lazza Ramo, videomaker che tra i primi ha documentato l’attività criminale dei borseggi sulla metropolitana -. Ora ci sono questi ragazzi che le aiutano nel loro lavoro e cercano di proteggerle se qualcuno le disturba. Addirittura se provi a interrompere il loro lavoro, ti aggrediscono. Un ragazzo è stato aggredito e picchiato ed è finito in ospedale”. 

Nel borgo dei migranti, le suore aprono il convento. “Ma ora i turisti disdicono”

Fognano di Brisighella (Ravenna), 27 settembre 2023 – Il Convento Emiliani occupa ancora oggi l’intera metà occidentale del borgo di Fognano di Brisighella, sull’Appennino romagnolo: la strada che risale la vallata da Faenza, in direzione di Firenze, gli gira attorno facendo una serpentina fra le case di sasso addossate l’una all’altra, consentendo il transito a una sola auto alla volta. Nelle ultime 24 ore la contemporaneità ha fatto capolino all’improvviso in questo borgo di 500 anime fuori dal tempo, nelle forme di quella che diventerà una delle più grandi migrazioni della storia umana, da un lato all’altro del Mediterraneo.

È qui infatti che hanno trovato una sistemazione ventisette dei profughi sbarcati lunedì a Ravenna dalla nave umanitaria Life Support (il ventottesimo uomo a bordo è stato arrestato con l’accusa di essere uno scafista). Nel frattempo il Convento Emiliani cerca di rendere confortevole la permanenza dei richiedenti asilo, quasi tutti siriani, fatta eccezione per alcuni libici. “La prima notte non è stata facile – ammette la madre superiora Marisa Gambi –. Le donne sono visibilmente spaventate, inoltre quasi nessuno di loro conosce altre lingue oltre all’arabo”. Fa eccezione Elma, 18enne di Damasco: è lei a raccontare l’odissea del gruppo di migranti, “la partenza da Misurata, i due giorni in mare, la barca alla deriva”, e infine il salvataggio, “e quel viaggio verso Ravenna che sembrava infinito”. Marisa Bambi e le sue sei consorelle, tutte anziane o molto anziane, hanno risposto alla chiamata della prefettura con la sola parola che conoscono: ‘presente’. “È stato così per l’alluvione, per le frane, per il recente terremoto”.

Migranti sbarcati a Ravenna, fermato il presunto scafista: è un 23enne egiziano

L’assessore con delega all’immigrazione, Dario Laghi, lui stesso originario di Fognano, componente della prima giunta di centrodestra del Comune di Brisighella, spesso non tenera sulle questioni migratorie, nelle scorse ore aveva incassato la notizia dell’arrivo dei profughi nel borgo senza scomporsi: “Ognuno deve fare la sua parte”.

È quel che sembra pensare pure Erika Graziani, barista in quella che è una delle poche attività aperte a Fognano: “Sappiamo che si tratta soprattutto di donne con bambini al seguito. Ci auguriamo che le loro difficoltà siano finite, che non debbano soffrire più”. Nel frattempo in paese la voce dell’arrivo dei profughi si è sparsa. “Sono ventotto”. “No, ventisette”. “Vengono dal Nordafrica?” “No, dalla Siria. Ma dicono che vogliono già ripartire”. Lo Stato italiano sembra del resto il primo a non credere che i profughi rimarranno qui a lungo. “Non ci hanno parlato di corsi di lingua, e nemmeno di scuole per i bambini”, fa notare la madre di alcuni dei più piccoli tra i profughi. Due fratelli, ventenni, ammettono di non sapere neppure dove siano: davanti alla schermata di Google Maps appaiono increduli: “l’Almania”, cioè la Germania, sembra vicinissima. In tarda mattinata alcune siriane si avventurano per le strade di Fognano, per una boccata d’aria.

Una di loro indossa il velo integrale, altre l’hijab intorno al viso: i commenti che alcuni uomini di mezza età all’esterno del bar si scambiano a mezza voce sono sprezzanti. Poi succede l’imprevisto: alcuni dei profughi entrano nel bar per acquistare delle sigarette. Con loro c’è un uomo – anche lui siriano, sembrerebbe – arrivato su un’auto con targa austriaca, che i richiedenti asilo sembrano accogliere calorosamente. Molto probabilmente è a bordo della sua auto, senza dare nell’occhio, che alcuni di loro valicheranno il Brennero. “Funziona così – conferma la cooperativa che assiste i richiedenti asilo –, l’ultima parte della traversata è quella in cui i migranti hanno meno possibilità di essere bloccati”.

Al convento nel frattempo è già arrivata qualche disdetta. “Aspettavamo quindici visitatori, ne arriveranno quattro – commenta dispiaciuta suor Marisa –, eppure abbiamo spiegato che il monastero è enorme, e che le stanze riservate ai profughi sono quelle della foresteria, separate dal convento vero e proprio”. Suor Marisa però non si fa abbattere: “Abbiamo lottato anni per riaprire questo convento, e le sue porte rimarranno aperte”.

Tidei, sesso in Comune ripreso dalle telecamere. La donna nel video hot: «Ho dovuto dirlo a mio marito, la mia vita è rovinata»

Pietro Tidei, sindaco 77enne di Santa Marinella, ha fatto sesso negli uffici del Comune e la scena è finita in un video. Lui, sposato e con figli, è stato filmato più volte (e con donne diverse) dalle microcamere istallate dagli investigatori, che stavano indagando nell’inchiesta per corruzione che ha coinvolto la cittadina sul litorale laziale. Il reperto, che nulla ha a che fare con l’indagine, è finito per errore agli atti e il video è arrivato nelle mani sbagliate, raggiungendo le chat di tutto il paese. Una delle donne filmate, a sua volta sposata, è finita nei guai.

Pietro Tidei, il sindaco di Santa Marinella filmato mentre fa sesso con due donne in Comune. Lui denuncia: «Vendetta politica»

 

Cosa ha detto la donna del video

«Sì, sono io la donna ripresa con il sindaco in una stanza del Comune e l’ho dovuto dire a mio marito. Ieri. La pressione era insostenibile. Avrei voluto affrontare la vicenda in ben altro modo, tutto questo è un dramma. Avrò anche sbagliato ma non merito questa macchina del fango», le sue parole, riportate da Repubblica. 

«Tutto questo è un dramma. Ero lì per lavoro, con Tidei ci conosciamo da tempo ed è successo quello che è successo. Un’unica volta, nessuna relazione, lo definirei uno scivolone e adesso sono impigliata in questa rete», ha detto invece al Corriere della Serta. E poi: «Mio marito è una persona perbene che sta soffrendo a causa di questa vicenda. Io ho sbagliato ma è un fatto privato che riguarda la mia famiglia».

Infine, sul sindaco di Santa Marinella Pietro Tidei: «Non lo voglio sentire: io non ho fatto una bella figura coi miei cari, lui forse da sindaco non avrebbe dovuto fare quello che ha fatto dentro una sede istituzionale quindi dopo tutto questo caos forse si sarebbe dovuto dimettere».

Riforma delle pensioni, misure diverse in base a reddito, zona di residenza e aspettativa di vita

Tra le riforme che il governo Meloni è chiamato a varare, un posto in prima fila lo ha sicuramente la riforma delle pensioni. Che è pure la riforma più difficile da varare, tra le tante proposte che ci sono e le dotazioni finanziarie scarne di cui dispone l’esecutivo. Consentire ai lavoratori di poter accedere alla pensione in anticipo è una cosa a cui il governo sta lavorando. Ripetiamo, si tratta di una strada impervia e irta di difficoltà, ma qualcosa deve necessariamente essere fatta. Per superare la riforma Fornero e per permettere ai lavoratori di non subire i pesanti inasprimenti che questa riforma ha introdotto dal 2012 ad oggi. E con effetti che andranno avanti anche in futuro. Un nostro lettore ci chiede quali siano gli scenari futuri. Oggi approfondiamo una nuova proposta INPS che può essere considerata davvero alternativa a tutte quelle che cita il nostro lettore e di cui in passato abbiamo molte volte approfondito il loro funzionamento. “Salve, volevo sapere a che punto siamo con la riforma delle pensioni. Avendo superato abbondantemente i 60 anni e trovandomi con una discreta carriera contributiva, ben oltre i 35 anni, volevo capire se presto potrò sfruttare qualche nuova misura. Sento parlare di quota 96 con 35 anni di contributi e 60 anni di età, o di quota 41 per tutti o ancora di flessibilità a partire dai 62 anni. Cosa c’è da attendersi dal nuovo governo?”

Riforma delle pensioni, misure diverse in base a reddito, zona di residenza e aspettativa di vita

Il tavolo della riforma delle pensioni è sempre un tavolo aperto. Infatti ad inizio settembre diversi sono stati gli incontri tra esecutivo e sindacati. I tecnici continuano a lavorare sulle pensioni, anche se pare che gli incontri siano terminati al solito modo. Il governo apre ad ipotesi di riforma, anche se per gli anni futuri. I sindacati invece rivendicano il fatto che tutto venga sempre rinviato al dopo. E nella legge di Bilancio ormai imminente, non ci sarà spazio che per alcune proroghe delle misure oggi in scadenza. Parliamo di quota 103, dell’opzione donna e dell’Ape sociale con 32 anni di contributi. Sono le solite misure in scadenza il 31 dicembre che il governo, con qualche correttivo o meno, dovrebbe prorogare nel 2024. Perché è la soluzione più comoda per posticipare tutti i discorsi riformatori all’anno prossimo e all’intera legislatura.

La riforma delle pensioni e le misure in campo

Nessun dubbio che la quota 41 per tutti sia una misura che si valuta di inserire in una ipotesi di riforma del sistema pensionistico italiano. La misura, senza vincoli di età, consentirebbe a tutti i lavoratori di accedere alla quiescenza raggiungendo semplicemente i 41 anni di contributi versati. Con la quota 96 invece, si consentirebbe a chi ha compiuto 61 anni di età, di aggiungere almeno 35 anni di contributi versati per completare la quota 96 che consentirebbe l’uscita per la pensione. Con la flessibilità invece, partendo da una soglia minima di 20 anni di versamenti, il lavoratore potrebbe godere della facoltà di scegliere quando lasciare il lavoro a partire dai 62 anni di età. Sono le misure di cui sempre si parla quando c’è da affrontare l’argomento della riforma delle pensioni. Ma c’è anche un altro aspetto da considerare. Le proposte di inserire nuove misure nel sistema, si susseguono a ritmo frequente. Ed anche se l’INPS ha accusato media ed esperti di parlare di proposte dell’Istituto nonostante lo stesso non sia mai stato invitato ai summit tra governo e sindacati, ci sono novità che provengono proprio dall’Ente.

Aspettativa di vita, reddito e zona di residenza

Sembra infatti che l’INPS abbia recentemente proposto di passare ad una riforma delle pensioni che tenga conto di alcuni aspetti mai usati prima. Rimodulare le pensioni sulla stima di vita della popolazione, sulla zona di residenza e sul lavoro svolto. Perché si tende a considerare, in base a questa presunta proposta, di riparametrare le pensioni in base alla vita media di un lavoratore. In pratica più si vive statisticamente meno si prenderebbe di pensione. La motivazione è quella della spesa pubblica, perché è evidente che più si vive più costa all’INPS pagare le pensioni. Ed è questa la motivazione che ha spinto i legislatori a collegare le prestazioni alla stima di vita della popolazione. Perché aumentare i requisiti di accesso alle pensioni ha alla base proprio il fatto che l’INPS deve erogare la pensione per meno tempo ad un pensionato, per risparmiare sulla spesa pubblica. Stavolta però non si guarda ai requisiti, ma all’importo della pensione.

Cosa cambierebbe in base alla nuova proposta

Il meccanismo è sempre lo stesso. Più aumenta la stima di vita degli italiani, più si allontanano le pensioni. Per esempio nel 2019 proprio in virtù dell’aumento della vita media degli italiani, le pensioni subirono un inasprimento di 5 mesi. Così le pensioni di vecchiaia salirono a 67 anni come età pensionabile. E le pensioni anticipate passarono a 42 anni e 10 mesi per gli uomini ed a 41 anni e 10 mesi per le donne. E nel 2027 dovrebbe abbattersi un altro inasprimento, stavolta di 2 mesi per entrambe le misure. Adesso si passa a pensare di calcolare le pensioni a seconda delle categorie dei beneficiari. Perché la vita media della popolazione deve essere calcolata in base alla zona di residenza ed alla tipologia di attività lavorativa svolta. Chi è meno abbiente, perché vive in condizioni reddituali non soddisfacenti, secondo uno studio, ha una vita media più bassa delle persone per così dire, più benestanti. Così chi svolge un lavoro logorante e pesante, vive meno di chi invece fa un lavoro meno faticoso. Naturalmente non sempre questi parametri corrispondono alla realtà, ma si parla di media e non di casi singoli.

I dati dello studio INPS

In altri termini, secondo questa ipotesi, verrebbero modificati i coefficienti che trasformano il montante dei contributi in pensione. Oggi questi coefficienti tengono conto solo dell’età anagrafica di uscita dal mondo del lavoro. In base alla proposta invece, si terrebbe conto pure di dove vive un soggetto, in che condizioni vive e di che lavoro svolge. Perché all’interno dello Stivale, la vita media cambia da zona a zona anche per via delle politiche sanitarie regionali e della virtuosità della Sanità Pubblica in un determinato posto. Stando ad alcuni dati statistici che devono però meglio essere approfonditi, un dirigente ha una speranza di vita post 67 anni di quasi 20 anni mentre un operaio non arriva a 18 mesi. Allo stesso modo, chi vive in Trentino (donne soprattutto), ha una speranza di vita di oltre 21 anni mentre in Campania o in Sicilia, si arriva a mala pena a 17 anni. Stesse marcate differenze esistono tra persone dei ceti alti della popolazione pensionata e persone meno abbienti dal punto di vista reddituale.

L’INPS prende le distanze da ricostruzioni giornalistiche eccessive sui dati dello studio

Tutto quindi nasce da uno studio sulla vita media della popolazione diviso per fasce e con diversi parametri. Molte testate hanno riportato questi dati come una vera e propria proposta dell’INPS. Ma proprio l’Istituto ha prodotto un comunicato in cui spiega meglio il tutto, prendendo le distanze da ciò che i giornali hanno scritto, assegnando all’INPS una vera e propria nuova proposta di riforma delle pensioni. L’INPS sostiene che non c’è alcuna sua proposta di riforma delle pensioni, anche perché l’INPS non ha mai partecipato, non essendo stata invitata, ai summit tra esecutivo e parti sociali. L’unica proposta che l’INPS ha mai fatto è quella che porta il nome di Pasquale Tridico, che trattava di pensioni in quote (contributiva a 62 anni e retributiva a 67 anni).      

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La telefonata della mamma: “Mirco è morto”

“Farò riferimento all’Antico Testamento che parla della morte di un giovane, in una visione alta di fede, perchè bisogna avere rispetto del dolore dei famigliari”. Queste le parole del parroco di Rivara don Lino Pizzi che, oggi alle 15,30 nella chiesa di Rivara, celebrerà il funerale di Mirco Maccaferri, il giovane deceduto a Massa Finalese, nella notte tra domenica e lunedì, un mese prima del suo ventiseiesimo compleanno. Mirco stava tornando a casa, a Rivara di San Felice, quando ha perso il controllo della sua Bmw sulla provinciale 468. E’ finito contro un platano che costeggia la carreggiata. ” Ho parlato a Lungo con Adriano, papà di Mirco – rivela commosso don Lino – e preghiamo perchè abbiano la forza di sopportare anche questo. Ricordo Mirco quando insieme a tutta la famiglia ha partecipato il 2 marzo al funerale della nonna paterna Mariarosa quasi centenaria. Maria, la mamma di Mirco, me lo ha presentato insieme agli altri figli in quella occasione. A distanza di pochi mesi si ritroveranno di nuovo insieme ma stavolta – esterna don Lino non riuscendo a trattenere le lacrime – per l’ultimo saluto a Mirco. Sono rimasto scosso – rivela il sacerdote – avendo ricevuto subito la telefonata di Maria, nostra catechista in parrocchia, manifestandomi tutto il dolore di mamma appena appresa la notizia dai carabinieri. Ci si sta male – ripete toccato e in lacrime – io devo trattenere la mia commozione, per poter parlare. Perché, in questi momenti, sarebbe meglio tacere ma bisogna avere la forza di vedere avanti, di vedere la luce e avere la fede “. Tantissimi, ieri, parenti, amici, conoscenti e semplici cittadini che hanno salutato Mirco recandosi presso la camera ardente allestita alla “Domus Mirandola” in viale Gramsci.

Flavio Viani

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