Hamas annuncia la morte di Kfir, l’ostaggio più piccolo. Liberati altri 16, le trattative proseguono

DAL NOSTRO INVIATO TEL AVIV – I negoziati si riducono alla conta matematica. Gli israeliani sanno che nei cunicoli di Gaza sono tenuti ancora 126 uomini, 33 donne, tra loro 4 minori e 10 anziani sopra ai 75 anni. Se le trattative promosse dal Qatar — sponsor ideologico e finanziatore di Hamas — dovessero aggiungere altri giorni alla tregua già prolungata, è probabile che i combattimenti non riprendano prima di domenica. È la data comunque indicata come ultimatum dal premier , che adesso ripete: «Quando questa fase per il ritorno degli sarà esaurita, torneremo a battagliare fino alla fine». I rappresentanti dei villaggi devastati 54 giorni fa si sono rifiutati di incontrare il primo ministro in visita nel sud del Paese, dove ha annunciato la creazione di una nuova comunità in onore di uno dei caduti.
Lo ribadisce Yoav Gallant, il ministro della Difesa: i piani per la ripresa delle operazioni sono già stati presentati dallo Stato Maggiore e approvati dal consiglio di guerra ristretto, ne fa parte anche Benny Gantz, che ha lasciato l’opposizione per la durata del conflitto. Il comunicato diffuso da Hamas — in cui annunciava la morte del piccolo Kfir Bibas e della famiglia — potrebbe aver indurito le posizioni israeliane nei negoziati, aver convinto i tre leader che dirigono l’offensiva a non ridurre la pressione militare, a non interrompere troppo a lungo le manovre. I capi di Hamas proporrebbero — scrive l’agenzia France Presse – uno scambio di tutti i catturati, soldati compresi, per i quasi 7 mila detenuti palestinesi.
I paramilitari si starebbero già riorganizzando nel nord della Striscia sotto il controllo quasi totale dell’esercito, i portavoce militari dicono di aver sventato un attacco, tre paramilitari uccisi. Soprattutto le squadracce speciali fondamentaliste hanno dimostrato di essere ancora in grado di coordinare trasferimenti complessi come quelli degli ultimi sei giorni con la consegna dei prigionieri alla Croce rossa internazionale dentro Gaza. Quando verrà dato l’ordine, le truppe di Tsahal si concentreranno verso Khan Younis, dov’è nato e dove si nasconderebbe Yahya Sinwar, il capo dei capi di Hamas, considerato il pianificatore dei massacri del 7 ottobre, 1.200 israeliani ammazzati. A sud è ormai ammassata la maggior parte dei 2,2 milioni di abitanti palestinesi, i morti sono 16 mila, sotto le macerie ci sono migliaia di cadaveri, «ne abbiamo recuperati 46 — racconta Mohammed Mattar all’agenzia Associated Press —. L’aria è irrespirabile, l’odore della decomposizione troppo forte».
Dopo il tramonto Hamas ha rilasciato per prime due donne con nazionalità anche russa «in onore di Vladimir Putin»: Yelena Trupanov e la madre Irena Tati erano state rapite dal kibbutz Nir Oz, il marito di Yelena ucciso. Raya Rotem torna dalla figlia Hila che era stata lasciata andare prima di lei e da sola, in violazione dell’intesa. Liberi anche 4 thailandesi e Raz Ben Ami, Yarden Roman (aveva passato la figlia al marito perché correva più veloce, lei presa, loro salvi), Liat Atzili, Moran Stela Yanai, Liam Or, Itay Regev, Ofir Engel, Amit Shani, Gali Tarshansky.