
«Andiamo avanti così, e rischiamo di passare per davvero solo come la città del pesto, della focaccia, del tramonto sul mare. La verità è che anche in questa occasione Genova si è scoperta amministrata senza una minima visione culturale». Ritorna così, Luca Bizzarri, sulla bufera che ha investito Palazzo Ducale, la prima istituzione culturale della città. Dopo la decisione della Fondazione per la Cultura di deliberare il via al bando per la successione dell’attuale direttrice, Serena Bertolucci, e le polemiche seguite all’anticipazione di Repubblica sul suo mancato rinnovo, l’attore e ex presidente dello stesso Ducale ribadisce la sua analisi. «Non è questione di destra o di sinistra, è che in Italia la cultura viene sempre dopo tutto il resto».
Al netto di opportunità, modi, tempi della vicenda, sul caso del momento dal Ducale si fa notare come la stessa Bertolucci potrebbe ripresentarsi al bando per la direzione. La richiesta di provarci arriva da più parti. Deve pensarci?
«Mai mi permetterei di suggerire a Serena Bertolucci come affrontare scelte professionali come questa. Continuo però a notare come ai più sfugga il vero problema del caso. I problemi non sono di chi non viene rinnovato alla guida del Ducale, con il curriculum e le capacità che ha Serena può trovare un lavoro all’altezza di quello che lascia nel giro di un mese, forse meno: non è una vittima ed è l’ultima ad avere bisogno di un processo di martirizzazione. I guai sono tutti nostri, del Ducale, della città, dei genovesi, di chi punta a prendere pieno possesso dell’istituzione per poi gestirla con un presidente che decide e un direttore che esegue, e chissà con quali risultati. La perdita è nostra».
Cosa pensa ci dica, della città e del sistema cultura, questa vicenda?
«Che non esiste progettazione culturale, a Genova. Il sindaco ha le idee chiarissime su molte cose, ma sulla cultura no, non sa cosa sia. La sua idea di evento culturale è ferma al pesto e focaccia, al Confuego in maschera. Per questo si affida di volta in volta a chi pensa ne sappia, ma poi fa disastri. Serena al Ducale ha funzionato perché c’era dietro un progetto, e non solo per il Palazzo. Faceva rete, accentrava, è stata l’assessora alla cultura che non c’è, e non so chi potrebbe farlo, ora».
E del sistema cultura nel Paese?
«Che alla politica, per ignoranza, non interessa nulla della cultura. Marco Pannella diceva non ci può essere politica senza cultura, né cultura senza politica. Oggi come ministro abbiamo Gennaro Sangiuliano».
È questione di ignoranza della politica, o di una politica di destra che non si dimostra all’altezza?
«A destra, e mi stupisce ancora di più adesso, che avrebbero tutti gli spazi per fare altro, si finisce sempre sugli stessi. Come non bastasse essere di destra, ma servisse invece essere pure fedeli alla linea. I Morgan, gli Sgarbi, i Giubilei, che fa impressione venga considerato l’astro nascente degli intellettuali di destra. Ma in tanti casi continuo a pensare a sinistra non si faccia di meglio, anzi».
Da sinistra, a Genova, sul caso si inizia a prendere posizione ora, dopo qualche giorno di silenzio.
«Siamo abituati a veder fare di ogni cosa un caso politica, chissà perché a questo giro nessuno ha detto nulla».
Forse perché in molti vi pensano ancora come due dirigenti nominati da amministrazioni di destra.
«O forse perché i nuovi dirigenti del Ducale così estranei alla sinistra genovese non lo sono? Negli anni passati al Ducale io ho messo a disposizione il mio tempo e Serena ha fatto un lavoro per la città, non per la giunta, e i risultati sono visibili».
Il presidente Costa ha parlato della possibilità che Bertolucci rimanga come responsabile dei progetti Pnrr del Ducale.
«Vorrebbe dire dilatare i tempi, e spendere circa 100mila euro in più, pagando chi avrebbe fatto il lavoro gratis. In tempi di contributi pubblici che scarseggiano, non il massimo».