Una speranza per Luigi, rimasto senza reddito di cittadinanza: “Gli offro io un lavoro”

Firenze, 13 settembre 2023 – Per Luigi Filpi, il 59 enne che dal primo agosto non prende più il reddito di cittadinanza e sta vivendo immerso nelle difficoltà, appare una speranza. C’è qualcuno che ha letto la sua storia, raccontata da La Nazione, e che ha l’intenzione di darle un lieto fine, offrendogli un lavoro.

Precisamente è stato Sergio, proprietario di un’impresa edile quello che, dopo aver letto il giornale, ha alzato la cornetta e si è subito mosso, “Mi ha colpito la storia del signor Filpi. Capisco che alla sua età sia difficile trovare qualcosa – spiega l’imprenditore, 63enne, originario di Follonica – Mi sono immedesimato in lui. In realtà alla nostra età si può dare ancora molto sul lavoro”.

Sergio preferisce rimanere anonimo, dice che vuole aiutare, non farsi pubblicità. “Io sono alla ricerca di personale e sono pronto a offrire un posto. Ci occupiamo di ristrutturazione appartamenti, ma indipendentemente dalle sue competenze, qualcosa da fare glielo troviamo”.

L’azienda in questione lavora prevalentemente nella provincia di Rieti, ma Sergio è disposto a dare una mano per trovare un alloggio a Luigi in zona: “Se lui fosse interessato, lo aiutiamo noi a trovare una stanza – dice – Verrebbe assunto in regola, e generalmente noi facciamo contratti a tempo indeterminato”, conclude.

Infezione gravissima in due bambine, una muore in ospedale

Firenze, 12 settembre 2023 – Colpite entrambe dalla terribile sindrome emolitico-uremica, cosiddetta Seu. Nel giro di due settimane sono state ricoverate in gravissime condizioni all’ospedale pediatrico Meyer di Firenze.

La più piccola, di due anni appena, calabrese, non ce l’ha fatta a sopravvivere ai danni causati dalla malattia acuta rara.

Nonostante il tempestivo intervento e la somministrazione dei farmaci più appropriati in terapia intensiva, il decorso è stato così fulminante da non lasciare scampo. Ce la farà una bimba di tre anni, aretina, che sta lottando. Anche lei colpita da Seu.

Dopo una lunga permenenza in terapia intensiva, adesso è ricoverata in reparto. La sindrome colpisce prevalentemente i bambini nei primi anni di vita e causa la formazione di piccoli coaguli di sangue (trombi) in tutto il corpo che bloccano l’apporto di sangue a organi vitali come il cervello, il cuore e i reni.

I casi sono stati subito segnalati al ministero della Salute e all’Istituito superiore di sanità dall’Asl Toscana centro.

L’infezione, causata da un ceppo particolamente aggressivo del batterio Escherichia coli (Stec) si trasmette principalmente per via alimentare: possono esere contaminati cibi, in particolare latticini o frutti di bosco.

Ma può essere contratta anche a seguito di contatti stretti con animali ruminanti infetti oppure con un ambiente contaminato o, ancora, per trasmissione tra persone che abbiano avuto qualche contatto con tracce di feci.

Anche in questo caso l’igiene delle mani è fondamentale per evitare la diffusione del batterio. La malattia può avere un decorso grave, in alcuni casi con esito fatale, e può essere causa di conseguenze a lungo termine.

I sintomi della malattia variano di intensità e da bambino a bambino. Ma quelli comuni, d’esordio, si manifestano con vomito e diarrea, con sangue. Con intenso dolore addominale, sonnolenza e debolezza, oltre al blocco totale delle urine.

Piazzale Vittorio Veneto Accerchiati e rapinati E lei finisce all’ospedale

FIRENZE

Accerchiati e aggrediti da un gruppo di sei-sette nordafricani alle Cascine: una giovane coppia – 23 anni lui, 20 anni lei, entrambi residenti all’Isolotto – è stata rapinata dopo l’uscita dalla discoteca “Central“.

Sono in corso indagini della polizia, anche con l’ausilio delle telecamere, per risalire agli autori. Durante lo strappo della borsa, la ragazza è caduta a terra ed è stata soccorsa da personale del 118, che l’ha accompagnata all’ospedale di Santa Maria Nuova. Ai due giovani sono stati sottratti gli smartphone. Lei, nella pochette, aveva alcuni effetti personali.

Gli agenti delle volanti, intervenuti alle quattro di ieri mattina , hanno ritrovato nei cespugli il telefono del giovane, mentre manca ancora all’appello quello della ragazza. Secondo quanto ricostruito, la coppia aveva trascorso la serata nel locale. L’aggressione è avvenuta in piazzale Vittorio Veneto: i due ventenni erano seduti su un tronco, forse in attesa della prima corsa della tramvia per tornare a casa, quando sono stati raggiunti dal nutrito gruppo. I cui componenti sono passati subito all’azione, per poi dileguarsi rapidamente. Proprio nella serata di venerdì, il questore Maurizio Auriemma aveva coordinato un servizio di tutte le forze di polizia concentrato proprio sulla zona del parco. Il servizio, esteso a tutta la città, ha permesso anche la denuncia di tre minori (due 17enni e una ragazza di 15 anni) per la detenzione di quasi un etto di hashish. I poliziotti li hanno notati a Coverciano perché lo zaino di uno di loro emanava un fortissimo odore di hashish. Nella tracolla anche un bilancino.

ste.bro.

L’ora più buia del quartiere “Siamo famiglie in pericolo Ora dovete darci una mano”

Che l’ora più buia per il suo quartiere fosse scoccata, Chiara Lepri, docente all’università di Roma Tre, da anni residente in zona Ponte alla Vittoria, lo ha capito qualche settimana fa. Passeggiava sotto casa e ha sbirciato il parabrezza di un’auto. Dentro un cartello implorava: “La macchina è aperta, non spaccate i vetri: non c’è niente da rubare”. In quella preghiera ha letto ciò che in cuor suo sapeva: quella zona di frontiera fra due quartieri, l’1 e il 4, stretta fra piazza Gaddi, piazzale Vittorio Veneto e il teatro dell’Opera ha cambiato faccia per sempre. Diventando un’ex amica, oggi col ghigno di un diavolo. Una metamorfosi che Chiara, fattasi portavoce di molti genitori e residenti non riesce più a digerire. “È una situazione di estrema gravità – spiega – e non possiamo più sopportarla”. Perché ora di mezzo c’è la qualità della vita e, se le cose si mettono male, la vita stessa. “Ho amiche – spiega la docente universitaria – che hanno paura anche solo di portare a spasso il cane dopocena”.

Ma paura di cosa? Sguardi di brace, minacce, bestemmie, tentativi di furto, aggressioni con cocci taglienti, rapine. “Ogni notte ciascuno di noi rischia di trovare i vetri rotti dell’auto. A me è successo due volte in meno di due mesi. Ci sono furti continui in negozi e appartamenti. Si scatenano risse violente”. Lei, elettrice e sostenitrice Pd, lo ha scritto anche su Facebook al sindaco Dario Nardella. “Non vogliamo arrenderci e lasciare il malcontento nelle mani di CasaPound che ha aperto qui vicino”. Ma cosa fare per scacciare quel diavolo che possiede via della Fonderia, piazza Gaddi, la porta d’ingresso delle Cascine e la manciata di vie all’ombra dell’ex Comunale? Quella ’bestia’, secondo Chiara si è infilata nel quartiere dopo il Covid.

“Hanno chiuso diversi negozi molto frequentati dai fiorentini. La rosticceria Ciacco, la trattoria Vittoria trasferita in via Pisana, la gelateria Sbrino che ha lasciato qui il laboratorio. Ma anche altri bar”. E davanti a quei fondi è fiorito il vuoto. “Chi è rimasto è stato bersagliato di furti. Ma il problema è anche culturale: quando esco dal portone con mia figlia rischio l’investimento di bici e monopattini sul marciapiede. Se protesto vengo offesa. Anche uno degli spazi verdi che abbiamo, sul lungarno Santa Rosa non è più sicuro”. I genitori hanno provato a ’rifugiarsi’ nell’area dell’ex gasometro. “Qui si concentrano tante associazioni e abbiamo provato anche noi a renderlo vitale, organizzando feste di fine scuola ed eventi. Ma non possiamo essere sempre lì”. Le richieste: più divise in strada e più socialità. Sempre in strada. Perché è dal marciapiede che passa l’esorcismo dell’area di Ponte alla Vittoria. “La pattuglia che fa il giro di via della Fonderia non basta. Passa una volta in una notte. Quei pochi minuti non fanno la differenza. Per rompere un vetro invece ci vuole un attimo”. E la lotta per le telecamere del Comune? “Non sono un deterrente per queste persone, una volta rotto il vetro, individuare chi è stato è lungo”. E intanto la ferita nella carne del quartiere è inferta. “Al Comune chiediamo di abitare più questa zona, trasferire qui tante iniziative che vengono svolte all’Isolotto. Un esempio è stato lo street food in piazza Pier Vettori. Serve socialità, dobbiamo essere tutti uniti”.

cla.cap

Accoltellato a morte dopo una lite Il killer si sgozza e si getta nel vuoto

di Stefano Brogioni

TAVARNUZZE (Impruneta)

Una struttura d’accoglienza tranquilla, villa Monticini a Tavarnuzze, dove i carabinieri non ricordano di essere mai intervenuti per dissidi tra i suoi pochi ospiti.

Eppure, ieri pomeriggio, un alterco fra due afghani si è tramutato in una carneficina. La vittima e il suo assassino sono entrambi morti: il primo, Arif Sadat Sayed, 33 anni, per alcuni fendenti violenti e profondi, alla gola e alla pancia, che non gli hanno lasciato scampo. L’altro, Farhad Pazhwak, 36 anni, si è inferto con il medesimo coltello da cucina due fendenti al collo e poi si è gettato dal terrazzino del primo piano dell’immobile, un ampio terratetto sulla Cassia. Alla scena hanno assistito anche alcuni passanti.

I sanitari del 118, arrivati in pochi minuti, hanno provato a rianimare l’aggressore. Ma è morto poco dopo il suo arrivo in ospedale.

I carabinieri del nucleo investigativo, con il colonnello Angelo Murgia, e quelli della compagnia di Scandicci, guidati dal colonnello Gianfranco Cannarile, cercano di ricostruire cosa sia scattato, ieri pomeriggio, per innescare una rabbia così cieca.

“Non c’erano mai stati problemi, questa è una situazione tranquilla”, dice l’operatrice, presente nella struttura, con ancora negli occhi una scena da brividi.

Sangue. Sangue ovunque, nello stabile che finora era un esempio di buona integrazione: numeri contenuti, ospiti mai problematici. La frazione di Tavarnuzze, i vicini, non avevano mai avuto da lamentarsi di chi viveva nello stesso edificio, di proprietà della parrocchia, che ospita anche la sede della Misericordia e un centro d’ascolto.

L’aggressione si colloca tra le 16.48 e le 17. I due afghani erano amici, oltre che vicini di camera. Condividevano, oltre alle comuni origini, anche il lavoro: entrambi erano pizzaioli. Arif in patria era un videomaker molto attivo per i diritti del suo popolo. Grazie al lavoro sognavano di inserirsi e garantirsi un futuro del nostro paese. E niente faceva pensare il contrario: per tutti due brave persone.

Ma ieri pomeriggio, a villa Monticini, qualcosa ha scatenato un furia cieca. Testimoni dicono di aver sentito un’offesa rivolta alla sorella di uno dei due. Ma pare troppo poco per motivare la rabbia con cui il 36enne si è accanito nei confronti del connazionale. L’arma del delitto è un coltello preso dalla cucina della struttura. Tutto è accaduto al primo piano, su un grande corridoio su cui si affacciano le camere degli ospiti.

Le coltellate sono state inferte lì.

Poi, dopo aver lasciato l’amico in un lago di sangue, Pazhwak ha raggiunto il terrazzino della stesso piano. Affacciato sulla strada, l’uomo si è platealmente sgozzato due volte. Poi si è gettato. Un volo di circa tre metri, ma forse, a cagionare la morte, sono stati proprio quei due fendenti stoccati con la stessa lama con cui un attimo prima aveva ammazzato.

Il sostituto procuratore Ornella Galeotti ha fatto un sopralluogo a villa Monticini, mentre i carabinieri della scientifica isolavano le tracce disponibili. Disporrà probabilmente una ricognizione esterna sui due cadaveri.

Al momento in cui si è consumato il delitto, c’erano soltanto i due afghani e due operatori della struttura, gestita dalla Caritas. E quella miccia forse familiare che ha acceso tanta rabbia.

Il suicidio in diretta “Gli ho urlato di fermarsi”

di Manuela Plastina

TAVARNUZZE (Impruneta)

“Un fulmine a ciel sereno. Andavano d’accordo, era un pomeriggio tranquillo. Mai avrei potuto immaginare una cosa del genere”. L’operatrice che si trovava a lavoro all’interno di Villa Monticini quando è avvenuta la tragedia, entra ed esce dalla struttura insieme ai carabinieri. Non riesce a credere a quanto ha visto coi suoi occhi, a quanto avvenuto tra due persone che, dice, non avevano mai avuto screzi, ospiti della struttura gestita dalla Fondazione Solidarietà Caritas Firenze da quasi due anni.

È successo tutto all’improvviso, mentre l’operatrice stava svolgendo beghe burocratiche. Dei 10 ospiti afgani, 8 erano al lavoro in supermercati, consegne e ristoranti. C’erano solo altre due persone nello stabile, accolte temporaneamente per l’emergenza abitativa. L’operatrice racconta quello a cui ha assistito ai carabinieri, ma quando esce per strada, ha il pensiero fisso sul tanto sangue sul pavimento della stanza teatro del delitto, si preoccupa per il destino degli altri ospiti: “Dove andranno a dormire? Le altre stanze erano chiuse a chiave, ma come facciamo?” Suggerisce ai colleghi: “Pensiamo cosa dare loro da mangiare: saranno affamati al rientro dal lavoro”. Il presidente della Fondazione Vincenzo Lucchetti è sconvolto. “Proprio con Arif nell’agosto del 2022 avevamo organizzato un evento pubblico per presentare i suoi video. Era anche un attore e regista (pluripremiato) ma soprattutto una brava persona che lottava per i diritti, in particolare quelli negati alle donne dal regime talebano. Conosciamo anche la sorella di Farhad, profuga accolta a Firenze: dobbiamo pensare anche a lei. Ora prevalgono dolore e sgomento”.

Pietro è stato un testimone oculare della seconda parte della tragedia. “Stavo camminando sul marciapiede quando ho notato due ambulanze e sentito delle urla. Ho notato quest’uomo sul terrazzino: ha cominciato a tagliarsi la gola e dopo due, tre volte è iniziato a zampillare il sangue copioso. Mi sono messo sotto l’edificio, ho urlato chiedendo di fermarsi, di non farlo. Poi ha iniziato a barcollare, si è appoggiato alla balaustra. E si è lanciato volontariamente giù, finendo vicino a me. È durato tutto pochi minuti, è stato terribile”. Mentre gli investigatori analizzano la scena del crimine i cittadini che abitano sulla Cassia si affacciano alle finestre, increduli di quanto avvenuto in quello stabile nel cuore della frazione di Impruneta, dove dieci anni fa sono arrivati i primi profughi. Ma dopo un iniziale timore, come di fronte a ogni cambiamento, sono stati accolti. Ne sono passati tanti da qui. Qualcuno si è messo a servizio della comunità come volontario, tutti hanno fatto corsi di formazione professionale e di lingua. C’è chi è stato assunto dalle famiglie e aziende del luogo. Ora regna l’incredulità: “Mai avremmo potuto immaginare una tragedia del genere”.

Firenze, tutti a registrare la casa per Airbnb prima del blocco: ma per molti la corsa sarà vana

Airbnb, “sgambetto” agli assaltatori della diligenza. Alle migliaia di fiorentini che in queste settimane sono corsi a registrare il proprio appartamento in centro sul portale comunale della tassa di soggiorno per sfuggire al blocco degli affitti turistici brevi che scatterà non appena la delibera urbanistica sarà approvata in via definitiva, probabilmente fine novembre. “Il dato giuridicamente più affidabile per capire se al momento dell’introduzione del divieto l’appartamento rientra tra coloro che già svolgevano l’attività di affitto turistico breve o no sarà il pagamento della tassa di soggiorno, è quello che dimostra l’uso residenziale temporaneo in essere” avverte il sindaco Dario Nardella ieri, intervenendo davanti alle commissioni consiliari che hanno iniziato ad esaminare l’atto, atteso ora in Consiglio comunale per l’adozione il 25 settembre per poi tornare in aula in via definitiva dopo osservazioni e controdeduzioni entro un paio di mesi. Significa di fatto che nelle intenzioni di Palazzo Vecchio non basterà aver registrato la casa all’elenco comunale delle locazioni turistiche per poterlo fare in futuro, cioè una volta scattato il divieto. In 4 mila sono corsi a registrarsi dal primo giugno in poi, dopo l’annuncio dello stop da parte di Nardella, gonfiando l’elenco comunale da 9.600 a 13.700. Alcuni già facevano affitto turistico e semplicemente sono “emersi”, si sono regolarizzati: magari pagavano le tasse ma violavano la norma comunale che impone di registrarsi al portale pena una multa da 1.500 euro. Oppure erano a nero, e per questo Nardella giudica anche “positivo” il boom di nuove registrazioni. Molti altri però, il grosso, non affittavano già a turisti sulle piattaforme ma hanno fatto la corsa a registrarsi sul portale della tassa di soggiorno (gestito dalla direzione bilancio) nella convinzione che la loro casa potesse perdere di valore senza la possibilità di poterlo fare in futuro. Per loro il nuovo annuncio nardelliano potrebbe rivelarsi un bastone tra le ruote decisivo, per quanto molto delicato da applicare dal punto di vista legale. Non è un mistero del resto che lo stesso sindaco, una volta annunciato il blocco, abbia prima promesso norme di salvaguardia per evitare l’assalto nelle more dell’ok alla “legge” comunale e poi abbia rinunciato all’idea, preoccupato dal boom di ricorsi di privati. E per lo stesso motivo non è nella delibera urbanistica che va ora in approvazione che sarà stabilito l’ulteriore giro di vite anti-Airbnb, ma in un regolamento successivo: “Nella discussione in Commissione è stata avanzata l’ipotesi di misure accessorie per garantire la regolarità degli affitti turistici brevi, come ad esempio prevedere – oltre alla registrazione sul portale dell’imposta soggiorno – anche la prova che almeno una volta l’imposta sia stata pagata” spiegano da Palazzo Vecchio. Precisando che “questa ipotesi non è contenuta nella delibera, che essendo di natura urbanistica non può prevedere altre misure accessorie, da attuare successivamente”. Reggerà anche una regola del genere di fronte ai ricorsi al Tar che già in Palazzo Vecchio si attendono per la delibera? L’aver evitato norme di salvaguardia sta in effetti permettendo a molti privati di registrarsi sul portale e questo riduce la platea dei possibili ricorrenti per il Comune. Con la regola ipotizzata ora da Nardella solo chi già sta facendo o almeno per un periodo ha messo la casa su Airbnb potrà farlo dopo il via libera finale alla norma. Non lo potrà fare chi intanto si è registrato, non ha mai fatto affitti turistici ma medita di farlo un domani, o almeno di vendere la casa con la potenzialità per farlo. “La norma che andiamo a fare ha solidità giuridica, quella del governo è assolutamente insufficiente. Se la modificano e ne fanno una efficace noi siamo pronti a ritirare la nostra. Qui il 75% dei casi di affitti turistici brevi si concentra nel 5% del territorio, l’area Unesco, e noi interveniamo lì. Si stanno moltiplicando società che comprano palazzi, poi fondano tante srl e si dividono gli appartamenti, 4 ad srl. Dobbiamo preservare residenza e identità del centro. E per questo con la municipale stiamo anche facendo controlli approfonditi sulle false residenze” dice Nardella. La destra con Stella e Razzanelli di Forza Italia bolla come “incostituzionale” la norma nardelliana, Cocollini del gruppo Centro chiede “chiarezza sui numeri delle case realmente in affitto”, Draghi di Fdi avverte sui “rischi al Tar”, La sinistra con Bundu promuove l’atto anche se “tardivo”, Masi dei 5 Stelle chiede tutele come a New York per chi affitti una camera dentro casa non interi appartamenti.

Presidio “Da qui non si passa” E scoppia una lite con i clienti

di Barbara Berti

Per ritirare un mobile finiscono al pronto soccorso. Accade a Campi, in via Gattinella, davanti al deposito di Mondo Convenienza, dove ieri mattina due clienti del magazzino sono arrivati per ritirare la merce che avevano comprato nel punto vendita di Prato. Non è stato semplice, perché dal 30 maggio un gruppo di lavoratori della Rl2 (l’azienda che ha in appalto il servizio di consegna, trasporto e facchinaggio per conto del colosso dei mobili low cost) è in presidio permanente davanti ai cancelli e non fa uscire i furgoni con la merce. Stavolta a finirci di mezzo sono stati invece i due clienti, che erano lì per prendere i mobili che la ditta (a causa del blocco) non poteva consegnare.

Non si sa come sia iniziata, ma l’alterco con alcuni manifestanti si è presto trasformato: prima sono volate parole ’grosse’, poi – secondo la ricostruzione dei carabinieri intervenuti sul posto – uno dei due clienti è stato spintonato ed è caduto a terra infortunandosi il polso. Anche uno dei manifestanti è finito a terra sbattendo la testa. Entrambi i ’litiganti’ sono stati portati in ospedale per le cure del caso: il primo al pronto soccorso di Careggi, il secondo all’ospedale di Prato. Al momento non sono state presentate querele. Dopo l’incidente, i clienti sono riusciti a portare a casa la merce. Intanto l’azienda, costretta dalla protesta, ricorda che “non è possibile effettuare consegna e montaggio o far transitare la merce in un altro hub logistico” e fa sapere che si sta adoperando “per trovare, nei tempi più rapidi possibili, una soluzione per risolvere i disservizi e i disagi causati dalle condotte illegali dei SiCobas”.

Usano le auto parcheggiate in strada come camere da letto, denunciati L’operazione della polizia municipale

Hanno forzato gli sportelli per usare le auto parcheggiate come camera da letto. E proprio lì li hanno trovati gli agenti della olizia municipale intervenuti su segnalazione della Centrale Operativa. La scoperta risale a qualche giorno fa. Una pattuglia del Reparto di Porta Romana è intervenuta in lungarno Santa Rosa per accertamenti su alcuni veicoli in sosta nei pressi della sede dell’Azienda sanitaria. All’interno della prima auto hanno trovato un cittadino straniero senza documenti. Dal fotosegnalamento è risultato un nordafricano di 28 anni, già identificato da altre forze dell’ordine e non in regola con la normativa sull’immigrazione. Nel secondo veicolo dormiva un giovane che ha mostrato agli agenti un documento di identità sempre di un paese nordafricano ma non il permesso di soggiorno. Anche per lui è scattato il fotosegnalamento da cui è emerso che si trattava di un 25enne già identificato in precedenza da altre forze dell’ordine e anche lui non in regola con la normativa sull’immigrazione. L’auto è stata rimossa e portata in depositeria sotto sequestro perché non assicurata. Anche il terzo veicolo, occupato da altre due persone in possesso di documenti e di permessi di soggiorno regolari, è risultato privo di copertura assicurativa e quindi è stato rimosso e sequestrato. I due giovani non in regola con le norme sull’immigrazione sono stati denunciati.

Incidente mortale all’autodromo del Mugello, l’impatto fra le moto alla fine del rettilineo

Scarperia (Firenze), 28 agosto 2023 – Un tragico incidente ha funestato una domenica di fine estate in Mugello. Stavolta non è accaduto su uno dei passi appenninici della zona, ma sulla pista dell’autodromo internazionale. Lo scontro alle 10,30 durante il Trofeo Amatori 1000 classe avanzata, gara valida per la Coppa FMI (Federazione Motociclistica Italiana). Coinvolte tre moto, che hanno avuto un contatto nel tratto finale del rettilineo, quando mancavano tre giri alla fine della corsa. Nell’impatto le moto sono rimaste in pista, e i piloti sono stati soccorsi prontamente dai medici dell’equipe sanitaria del circuito. Per uno di questi, Nicola Sartori, 52enne originario della provincia di Venezia e residente ad Adria (Rovigo), le condizioni sono apparse subito molto gravi e lo staff sanitario ha praticato in pista le manovre rianimatorie necessarie per stabilizzarlo.

Le cure d’emergenza sono continuate nel tentativo di recuperare i parametri vitali. Nonostante gli sforzi, quando era già presente sul posto un’eliambulanza per il trasporto all’ospedale di Careggi, l’equipe medica dell’Autodromo del Mugello si è dovuta arrendere ai gravissimi traumi subìti in conseguenza dell’incidente. Gli altri due piloti coinvolti, non in pericolo di vita, sono stati trasferiti al centro medico ed in seguito trasportati in eliambulanza al Policlinico di Careggi per ulteriori cure: hanno riportato fratture multiple. Si tratta di un 36enne trasportato in codice rosso e di un 52enne in codice giallo. La Promo Racing, organizzatore dell’evento ha deciso di terminare la giornata di gara in segno di cordoglionei confronti del pilota e della famiglia.

L’autodromo del Mugello, il personale di pista e la direzione gara hanno espresso la loro solidarietà alla famiglia dello sfortunato pilota.

Poco più di due mesi fa, il 22 giugno, durante una giornata di prove libere, un incidente sul rettilineo era costato la vita a un 53enne di Olbia. I sanitari di pista intervennero immediatamente, il pilota fu poi trasferito in ambulanza al reparto di rianimazione del centro medico interno al circuito ma, quando era già presente sul posto un’eliambulanza per il trasporto all’ospedale di Careggi, l’equipe medica dovette arrendersi.

Nel maggio del 2021 invece in un incidente di gara, sempre nella categoria 1000 Avanzata del Trofeo Italiano Amatori, perse la vita il pilota padovano di 59 anni Stelvio Boaretto, veterinario, grande appassionato di motociclismo. Tutti ricorderanno poi la tragica fine del pilota svizzero Jason Dupasquier, che proprio al Mugello fu travolto dopo una caduta durante le qualifiche della Moto 3, sempre nel maggio del 2021, e morì il giorno successivo all’ospedale di Careggi.

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