Lavoro, tutti a caccia di laureati Emilia-Romagna seconda in Italia

di Vittorio Bellagamba

BOLOGNA

L’Emilia-Romagna è la seconda regione in Italia nella richiesta, da parte delle aziende, di giovani laureati. L’importanza del cosiddetto “pezzo di carta” è fondamentale per trovare un posto di lavoro. Una laurea è un importante fattore di protezione dall’inoccupazione, correlato a una maggiore permanenza in stato di occupazione, maggiore livello salariale e un più rapido rientro al lavoro in caso di uscita. Più di tre quarti dei laureati in Italia trova lavoro entro un anno, ma le aziende oltre al diploma richiedono sempre più competenze digitali e “soft skills” (almeno una su cinque). Il 70% delle offerte di lavoro per laureati sono concentrate al Nord. Infatti nella classifica nazionale l’Emilia-Romagna occupa la seconda posizione alle spalle della Lombardia. Molto ricercati account manager, responsabili logistica e distribuzione ed esperti contabili. È quanto emerge dalle ricerca “Università e imprese per lo sviluppo dei talenti”, realizzata da Randstad e Fondazione per la sussidiarietà (Fps), presentata al Meeting per l’amicizia fra i popoli di Rimini. Lo studio ha analizzato il trend dei laureati in Italia, la domanda di lavoro di laureati negli annunci online del 2022 e le strategie di sviluppo dei talenti delle imprese italiane.

“La quota dei laureati tra i 25 e i 34 anni in Italia è tra le più basse nei paesi Ocse – commenta Marco Ceresa, Group ceo di Randstad –, eppure l’indagine ribadisce che una laurea in Italia oggi è ancora un importante fattore di protezione dall’inoccupazione. È fondamentale, quindi, mettere in campo azioni concrete per contrastare la dispersione scolastica e incentivare i giovani a proseguire gli studi. È importante, di fronte alla scarsità di talenti del mercato unita ai trend demografici allarmanti, che le aziende valutino i profili da inserire a partire dalle reali competenze possedute dai candidati, oltre che dal titolo di studio”. “La ricerca conferma che gli studi universitari sono un volano – ha detto Giorgio Vittadini, presidente della Fondazione per la sussidiarietà – e nelle selezioni le aziende guardano ai voti, al percorso accademico, ma sempre di più allo sviluppo di capacità e soft skill”.

Le posizioni di lavoro offerte nel 2022 ai laureati per i 116 profili sono concentrate al nord (70%). In testa tra le regioni c’è la Lombardia, con il 30% degli annunci, seguita dall’Emilia-Romagna (13%), dal Veneto (13%) e dal Lazio (11%). La Campania, dove c’è uno dei più elevati tassi di disoccupazione giovanile, raccoglie solo il 5% degli annunci. Le aziende sono alla ricerca principalmente di laureati in discipline tecniche e scientifiche, ma prendono in considerazione anche le lauree umanistiche, e integrando le competenze tecniche con la formazione interna. Nel primo esame dei cv le imprese valutano soprattutto la carriera universitaria, ma poi si concentrano su soft skill e attitudini personali. A un anno dal conseguimento del titolo, il tasso di occupazione dei laureati è il 75% per il primo livello e il 77% per i magistrali biennali, per arrivare al 90% per entrambi dopo cinque anni (fonte Almalaurea). Tuttavia, la quota di laureati tra i 25 e i 34 anni in Italia nel 2021 è il 21%, un livello tra i più bassi dei paesi Ocse. In Emilia Romagna, però, continua ad essere particolarmente alto il tasso di difficoltà avvertito dalle aziende nel reperire laureati e non adeguatamente preparati. Secondo lo studio diffuso nei giorni scorsi da Unioncamere, Anpal ed Excelsior, in particolare, in termini di flusso di assunzioni riferite all’attuale mese di settembre, emerge che in Emilia-Romagna a fronte di 49mila assunzioni previste dalle aziende il tasso di difficile reperimento è del 51,9%. Per l’Emilia Romagna la difficoltà di reperimento e ben superiore alla media italiana che si è attestata al 47,6%.

Patrick Zaki si è sposato, chi è la moglie

Bologna, 9 settembre 2023 – Dopo la laurea all’Università di Bologna e la sua liberazione dopo tre anni di calvario giudiziario, lui l’aveva ringraziata sui social per il suo amore, il suo sostegno e incoraggiamento, accanto a una foto di mani intrecciate. In occasione dell’anniversario di fidanzamento, lei gli aveva scritto una lettera colma d’emozione e di speranza, pochi giorni prima della liberazione. E già lo vedeva, quel matrimonio, “più bello di come l’abbiamo sognato”.

Oggi Patrick Zaki – l’attivista egiziano laureato Unibo e cittadino onorario di Bologna, graziato al termine di caso giudiziario in Egitto durato tre anni – si è sposato al Cairo con Reny Iskander.  

La cerimonia si è svolta presso la cattedrale copta di San Marco nel quartiere di Heliopolis della capitale egiziana, con rito copto-ortodosso.

Oltre ai genitori della sposa e dello sposo (papà George e mamma Hala) e alla sorella di Patrick, Marise, in chiesa erano presenti fra gli altri la sua avvocata principale, Hoda Nasrallah, e diversi militanti per la difesa dei diritti umani in Egitto, tra cui Ahmed Douna, come Patrick graziato quest’estate dal presidente egiziano Abdel Fattah Al-Sisi.

La sposa indossava un abito bianco con velo e Patrick un completo nero con papillon e camicia bianca. Durante la funzione Patrick ha poi indossato una pesante tunica bianca con bordature e croce dorate e Reny un’abbinata mantellina.

Chi è Reny Iskander

Reny Iskander, moglie di Patrick Zaki, si è laureata – come lo stesso attivista –nel curriculum Gemma dell’Unibo. I due sono insieme da più di quattro anni, uniti nel percorso di studi e nella vita privata.

Reny era accanto a Patrick anche prima degli anni prigionia. Una presenza importante e di riferimento: durante la sua permanenza in carcere, una visita di Iskander aveva scaldato il cuore dello studente egiziano, che le raccontava della sua situazione anche attraverso una lettera.

E poi il giorno della scarcerazione, l’abbraccio tanto atteso tra i due fidanzati ha fatto il giro dei social.

Dal nuovo Swatch alle scarpe Lidl: i fenomeni da file chilometriche davanti ai negozi

Bologna, 9 settembre 2023 – Tutto è iniziato con il telefono ‘feticcio’, l’oggetto del desiderio per milioni di giovanissimi (e non solo). Gli anni ‘duemilaepassa’, con quelle tende o letti di fortuna una volta sistemati prima solo per i concerti, qualche anno fa sono iniziate a spuntare come funghi fuori dai negozi Apple per accaparrarsi il nuovo Iphone. E il fenomeno si è allargato a macchia d’olio: sì, perché lanci sul mercato di scarpe, telefoni e come nel caso di Bologna (ma anche di tutta Italia) del nuovo orologio Swatch, sfiorano il fenomeno sociale. Perché spesso non si indossano, non si mettono, manco si tirano fuori dalla scatola. Tutti oggetti da potenziale ‘reselling’ la rivendita di pezzi ‘rari’ che tanto va sulla rete

Le scarpe Lidl

Nel maggio 2021, poco dopo la pandemia, era stato assalto ai supermercati. Le scarpe Lidl, finalmente, una specie di feticcio per i malati di scarpe da ginnastica, trofeo da esibire agli amici, oggetto da brandire sui social. La nota catena di supermercati tedeschi aveva rilasciato la seconda release di scarpe, dopo che qualche mese prima  il lancio della calzatura (insieme con calzini e ciabatte) si era trasformata in un momento di follia globale e il fenomeno si era ripetuto.

MoonSwatch

Come per il nuovo scuba successe anche per il Bioceramic MoonSwatch. File chilometriche sin dalla sera prima per accaparrarsi l’interpretazione Swatch della più grande icona Omega: il Moonwatch, l’orologio degli astronauti dell’Apollo. Per la prima volta nella storia i marchi del gruppo Swatch avevano tra loro e danno vita a un’interpretazione accessibile dello Speedmaster Moonwatch, realizzato questa volta in bioceramica in 11 colorazioni differenti.

Cos’è il reselling

Per reselling si intende la rivendita di modelli, soprattutto rari e prodotti in serie limitata, di oggetti mai utilizzati. Il business è partito dagli Stati Uniti indicativamente alla metà degli anni Duemila quando i marchi hanno cominciato a lanciare in serie limitata.

Questa strategia è sempre più in voga, tanto che l’accamparsi fuori dai negozi, mettendosi in fila già tempo prima dell’apertura e del lancio del prodotto sul mercato è diventato quasi un lavoro.

Non fanno scontrini a Rimini, centinaia di chiamate alla Finanza

(ANSA) – BOLOGNA, 08 SET – Scontrini irregolari, lavoro nero e ricariche per sigarette elettroniche di contrabbando nel bilancio estivo 2023 del Comando provinciale della Guardia di Finanza di Rimini che ha messo 220 militari di cui 80 provenienti in rafforzamento da altri reparti.

Oltre 280 gli interventi in materia di scontrini e ricevute fiscali, scaturiti anche da segnalazioni al numero 117. Sono stati 88 gli operatori economici verbalizzati per l’omessa registrazione di corrispettivi o la mancata comunicazione degli incassi giornalieri anche se regolarmente annotati nel misuratore fiscale, con sanzioni minime applicabili per 44.000 euro. (ANSA).

Morta Francesca Quaglia, la 28enne di Medicina travolta in bici a Milano

BOLOGNA – Aveva lasciato Medicina per seguire i suoi sogni, studiare le lingue, soprattutto quelle scandinave. Francesca Quaglia, 28 anni, è la giovane donna che a Milano è stata travolta in bici da un camion ed è morta sul colpo. Lascia i genitori. 

Aveva scelto Venezia e Milano per gli studi universitari, che le avevano permesso di diventare una traduttrice dall’inglese e dalle lingue scandinave all’italiano. Fra i molti incarichi che aveva coperto negli ultimi anni, anche uno per la Cineteca di Bologna, per la traduzione di cortometraggi del regista svedese Gostha Werner per il festival Cinema ritrovato. 

“Ho speso 320 euro per i libri delle medie di mio figlio. Ma non è scuola dell’obbligo?”. Il tweet del sociologo Albertini sul caro-testi

BOLOGNA – “Costo libri di testo per figlio iscritto in terza media (è scuola dell’obbligo)” è stato il tweet del sociologo Marco Albertini, docente dell’Università di Bologna, accompagnato dalla ricevuta della lista con i titoli adottati dalla scuola e il totale: 320 euro. «E mi sono limitato al piccolo perché si tratta di scuola dell’obbligo – spiega – perché poi ci sarebbe il grande che fa il liceo e lì la spesa sono oltre 500 euro».

Pensa che fino alla scuola dell’obbligo i libri dovrebbero essere a carico dello Stato?

«Sì, penso di sì. Peraltro non è chiaro perché alla primaria sì e alle medie no. Anche perché aumentano studi e ricerche che evidenziano come i costi diretti della scuola pesino sulle famiglie di provenienza. E dove i soldi sono pochi e magari il contesto disagiato si finisce per vivere l’istruzione come un peso e non un’opportunità».

Però per le famiglie con reddito basso esistono contributi ed esenzioni.

«E per fortuna, anche perché la soglia cambia di regione in regione, ma tendenzialmente sono redditi da famiglie che fanno fatica a mettere

insieme il pranzo con la cena. Quello che contesto è l’idea che il sostegno alla scuola sia carità. Non siamo nell’Inghilterra dell’800. E comunque io sono un docente universitario, una persona fortunata, ma sul nostro bilancio familiare quasi mille euro a settembre dopo l’estate

pesano. Non oso pensare in altri contesti».

Professor Albertini, nel suo tweet tira anche in ballo i governi di centro sinistra per non aver fatto molto in questo senso.

«Sì, basta pensare ai bonus, ne hanno fatti su tutto, dalla casa alla bici elettrica passando per le terme mentre sulla scuola, i libri, nulla. Opportunità evidentemente rivolte alla classe media con un potere di spesa, visto che sono rimborsi. Mi è chiaro il meccanismo economico, ma contesto il fatto che siano misure per chi già ha. A me uomo di sinistra lasci l’amaro in bocca che per i volumi scolastici l’aiuto sia solo per i poverissimi, mentre il bonus per le terme è erogato a tutti. Senza distinzione di reddito. Bizzarro no?». 

Quali sono le ricadute?

«Sono tante, gli studi lo dimostrano: dal basso numero dei laureati in Italia, al livello di chi esce dalla scuola. La famiglia di provenienza finisce per incidere sul rendimento scolastico. Poi visto che in teoria sta tanto a cuore il calo demografico, che bisogna fare più figli e che l’istruzione fino a 15 anni è, per fortuna, obbligatoria, forse una mano in più servirebbe anche in questo senso».

Femminicidio Matteuzzi, Giovanni Padovani ha tentato il suicidio

BOLOGNA – Giovanni Padovani, accusato di aver ucciso l’ex fidanzata 56enne Alessandra Matteuzzi il 23 agosto 2022 a Bologna, ha tentato di togliersi nuovamente la vita in carcere. A darne notizia è il Resto del Carlino che spiega come il 27enne ex calciatore sia stato trovato a terra nella sua stanza dell’istituto detentivo psichiatrico di Reggio Emilia in cui è rinchiuso, dopo essersi inflitto tagli agli avambracci e al collo con un coccio appuntito. Un gesto che, ha poi riferito ai medici, avrebbe compiuto “sulla base di voci insultanti e imperative, arrivate troppo velocemente e dall’intensità troppo elevata”.

Secondo i referti dei sanitari, ha perso oltre un litro di sangue e sono stati necessari oltre cinquanta punti di sutura. “L’episodio risale al 28 luglio scorso”, ha spiegato all’Ansa l’avvocato difensore Gabriele Bordoni. L’imputato è trattato con sedativi anche a causa di allucinazioni uditive e visive che lamenta di giorno e di notte, durante crisi in cui invocherebbe anche il nome di Alessandra.

Stasera alle 20.45 in piazza XX Settembre a Bologna si terrà una fiaccolata fino a piazza Nettuno, in memoria di Alessandra, a un anno esatto dall’omicidio a colpi di martello e panchina, sotto casa di lei, in via dell’Arcoveggio. Padovani è accusato di omicidio aggravato da premeditazione, stalking, futili motivi e legame affettivo con la vittima.

Il processo riprenderà il 2 ottobre davanti alla Corte d’Assise di Bologna, quando potrebbe testimoniare la madre di Padovani. Mentre i periti nominati dai giudici stanno lavorando alla perizia psichiatrica dell’imputato chiesta dalla difesa (gli esiti sono attesi per novembre), ma una prima perizia lo aveva già dichiarato capace di partecipare al processo.

Offerte sessuali in ‘circolo culturale’, sequestrato locale

(ANSA) – BOLOGNA, 16 AGO – All’interno di quel locale – formalmente un circolo con finalità culturali riservato ai soci dell’associazione – aperto a Comacchio, nel Ferrarese, sarebbero state offerte prestazioni sessuali a pagamento da parte delle lavoranti, d’accordo con i titolari dell’attività, individuati nei soci fondatori e gestori, attualmente indagati. Per questo, nei giorni scorsi i Carabinieri hanno messo i sigilli alla struttura sulla scorta di un provvedimento di sequestro preventivo emesso il 10 agosto scorso dal Gip del Tribunale di Ferrara.

Il provvedimento è legato alle risultanze di una attività investigativa avviata dai Carabinieri di Comacchio nell’autunno del 2021 a seguito della segnalazione di una ex dipendente del circolo culturale e coordinata dalla Procura della Repubblica di Ferrara che ha consentito, anche attraverso intercettazioni video ambientali, di accertare quello che accadeva all’interno del locale.

A giudizio del Gip estense – alla luce dell’indagine condotta da Procura e Carabinieri, “il compendio probatorio supporta e legittima la conclusione di trovarsi di fronte ad una attività di sfruttamento e favoreggiamento della prostituzione altrui”. Da ciò il provvedimento cautelare del Tribunale finalizzato a prevenire la reiterazione dei reati. Alla fine di aprile la struttura è stata oggetto di controllo da parte dei Carabinieri di Comacchio e del Nucleo ispettorato del lavoro di Ferrara durante il quale erano state identificate cinque lavoratrici e dieci avventori ed accertate violazioni al testo unico sulla salute e sicurezza dei luoghi di lavoro. Inoltre erano state somministrate bevande alcoliche ad avventori che non risultavano soci del circolo avente forma giuridica di ‘associazione di promozione sociale’. Pertanto era stata sospesa l’attività ed erano state elevate sanzioni amministrative per oltre diecimila euro al presidente della stessa associazione. (ANSA).

Scende in campo Silvio Berlusconi: ha 17 anni, è figlio di un ghanese e gioca a Modena

E al 75’ scende in campo Silvio Berlusconi. E’ successo a Bologna, qualche giorno fa, quando nella Virtus Castelfranco, squadra della provincia modenese impegnata contro il Corticella, ha fatto il suo esordio il diciassettenne omonimo del cavaliere. 

Silvio Berlusconi Boahene, classe 2005, che gioca nel campionato di Eccellenza dell’Emilia Romagna,ha preso il posto in campo di Enrico Raspadori, fratello del più noto Giacomo, attaccante del Napoli.

L’INTERVISTA “Ecco perché ho chiamato mio figlio Silvio Berlusconi”

Chiamato da tutti Silvio, come racconta la Gazzetta di Modena, il ragazzo tifa Milan e porta questo nome in onore dell’ex premier. Il padre Anthony Bohaene, operaio ghanese, lo registrò all’anagrafe di Modena così per dargli «il nome di un grande capo politico, di cui mi piaceva tutto e a cui devo il mio permesso di soggiorno». La notizia circolò già al tempo. “Ho scoperto Silvio Berlusconi quando sono venuto in Italia”, raccontò nel 2010 a Repubblica. “Lui mi piace lui tanto. Sono certo che mio figlio sarà contento di questo nome, piace anche alla mia famiglia. Silvio? Non piange mai, è un bambino buono”. 

Ora il piccolo Silvio Berlusconi è cresciuto, studia e gioca bene a calcio. Nel suo Paese il padre Anthony era noto come B.Brown e faceva il cantante di hip-lite, genere tra l’hip-hop e la musica religiosa.

Patrick Zaki: in cosa si è laureato e quanto conosce l’italiano

Bologna, 30 luglio 2023 – Arrestato il 7 febbraio 2020 in Egitto e tenuto sotto processo fino al 19 luglio 2023, lo studente dell’università di Bologna Patrick Zaki è finalmente libero ed è ritornato in Italia, dove resterà per partecipare ai festeggiamenti in suo onore questa domenica. Tornerà poi nel suo paese natale in vista del suo matrimonio. 

Attivista egiziano per i diritti umani e laureato con 110 e lode in videocollegamento a Bologna, l’intera città si è stretta a lui in questi anni passati tra carceri e aule di tribunale, lottando perché venisse assolto dai vari capi di accusa che pendevano su di lui. 

Il giovane studente è malvoluto dal governo egiziano per le tematiche affrontate nei suoi studi e per il suo attivismo sociale, ma adesso si trova anche al centro di tensioni nazionali per il rifiuto dell’aereo di stato e il non saper parlare italiano

Proprio nelle ultime ore la Lega ha mosso una provocazione sulla conoscenza linguistica del ragazzo, che pare essere di vitale importanza, dicendo “regalategli un corso di italiano”.

In cosa si è laureato

Dopo aver iniziato un percorso universitario in ambito scientifico, il suo interesse per la letteratura e l’uguaglianza lo ha portato a iscriversi al master europeo Gemma in Women’s and gender studies – studi di genere e delle donne, programma di studio di due anni divisi in due delle università partner del progetto.

Patrick ha trascorso il primo anno all’università di Granada, in Spagna, e il secondo proprio a Bologna, dove ha scelto di rimanere per condurre la sua ricerca con la professoressa MonticelliPrima di ricevere la grazia, il giovane attivista aveva discusso la sua tesi di laurea ‘Media for and against public engagement’ in collegamento dal Cairo.

Lo scopo del Gemma è quello di formare esperti nelle tematiche dell’inclusività e della parità di genere, per costruire una società in cui uomini e donne possano essere pari e con libera espressione. Argomenti, questi, che non vanno d’accordo con la corrente politica del governo egiziano di Al-Sisi, che infatti aveva accusato Zaki di fare ‘propaganda terroristica’.

Perché è stato condannato

I motivi per cui Zaki è stato a lungo sotto processo sono poco chiari, principalmente perché legati al suo operato come attivista dei diritti umani e ai suoi studi universitari. 

La condanna ufficiale è avvenuta per false accuse sul governo, ma gli altri capi d’accusa negli anni sono stati: minaccia alla sicurezza nazionale, incitamento alle proteste illegali, sovversione e propaganda per il terrorismo.

Mentre era ancora in Egitto, Patrick faceva parte della Egyptian initiative for personal rights, un’associazione che si occupava di denunciare le violazioni dei diritti umani da parte delle autorità egiziane che, da quando Al-Sisi è salito al potere, hanno aumentato gli arresti e le sparizioni.

Zaki è stato infatti solo uno dei tanti cittadini che sono stati incarcerati in prigioni di massima sicurezza per aver espresso opinioni sul governo, e poi sono stati dati per scomparsi. Tra le persone morte per cause ambigue si ricorda anche Giulio Regeni, giovane ricercatore italiano torturato e ucciso in Egitto, per cui ancora si chiede giustizia.

Patrick Zaki e l’italiano

Essendo nato in Egitto e avendo passato solo un anno in Italia, Patrick Zaki non ha ancora imparato l’italiano alla perfezione. Scrive e parla principalmente in inglese, lingua usata anche nella scrittura della sua tesi di master. 

Le sue intenzioni sono quelle di studiare la nostra lingua e già abbiamo avuto qualche assaggio del suo impegno quando è atterrato a Milano, “sono contento di essere in Italia, ci vediamo a Bologna”, e poi durante la cerimonia di consegna del certificato di laurea.

“Finalmente sono qui, questo è un sogno che si avvera” così ha esordito Patrick, in un discorso letto con difficoltà ma senza imbarazzo. Ha poi continuato con “penso che non ci siano parole in nessuna lingua per descrivere come mi sento”, a riprova del suo legame con la città che lo ha accolto e in cui non vede l’ora di abitare.

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