L’olotrasporto rivoluzionerà totalmente il mondo della comunicazione

Il futuro è adesso: non c’è slogan migliore per raccontare le ultime novità in merito alle tecnologie testate dalla NASA, tra cui l’olotrasporto. Qualcuno, appassionato di attualità e materia scientifica, avrà già approfondito questo sbalorditivo salto in avanti nel mondo della comunicazione, qualcun altro si starà invece chiedendo di cosa stiamo parlando. In sostanza, la famosa agenzia spaziale americana ha teletrasportato per la prima volta in assoluto un ologramma nello spazio: esatto, proprio come si vede in Star Wars.
Ovviamente, l’esempio cinematografico è un’iperbole, ma la realtà non va così distante dalla finzione in questo caso. L’olotrasporto è una vera rivoluzione nella comunicazione spaziale e la sua riuscita ha aperto tantissimi scenari in ambito medico, logistico e militare in riferimento all’esplorazione dello spazio più profondo.
Che cos’è l’olotrasporto
Andiamo a capirci qualcosa di più sull’olotrasporto: che cos’è e a cosa serve esattamente? In sostanza, la NASA ha fatto sì che l’ologramma del dottor Josef Schmid, fisico e chirurgo che lavora presso l’agenzia, venisse teletrasportato nella Stazione spaziale internazionale. Attenzione, non si tratta di un messaggio registrato, né di un’esperienza ascrivibile all’ormai famosa e sdoganata realtà aumentata: il procedimento è più complesso ed è stato descritto dallo stesso dottore come “un modo nuovo di zecca che può cambiare l’esplorazione umana”. Senza diventare troppo tecnici o aleatori, diciamo che sono stati sviluppati dei modelli 3D del dottore e della sua equipe: questi sono poi stati compressi, trasmessi e ricostruiti sempre in 3D all’interno della stazione spaziale.
Tutto questo procedimento è avvenuto in tempo reale ed è anche per questo che si parla di un punto di svolta: una comunicazione così viva e reale non avviene in differita (perlomeno, non su assi temporali eccessivamente distanti) ma permette agli interlocutori di essere “compresenti” nello stesso luogo.
E sulla Stazione spaziale internazionale che è successo?
Ok, siamo arrivati con il Dottor Schmid sulla Stazione spaziale internazionale. Ma cos’ha visto da qui l’equipaggio? A ricevere il medico e fisico c’era l’astronauta Thomas Pesquet, dotato di un visore di realtà mista capace di raccogliere le immagini del dottore e fonderle con l’ambiente circostante della ISS. Il tutto avviene grazie alla tecnologia dell’Hololens Kinect sviluppata da Microsoft nel 2016. Nata con l’intenzione di operare in campo pubblicitario, ospedaliero e scolastico, sembra essere ora una chiave di volta per le future attività spaziali. La cosa interessante è che Pesquet non ha soltanto “ricevuto” l’immagine del medico, ma l’ha percepita come se fosse effettivamente vicina a lui.
Gli impieghi dell’olotrasporto
“La nostra entità umana è in grado di viaggiare fuori dal pianeta” ha commentato Schmid, diretto interessato dell’esperimento, aggiungendo poi “Immagina di poter portare chi ha progettato una tecnologia particolarmente complessa proprio accanto a te, ovunque tu possa lavorarci” descrivendo il tutto con l’efficace immagine di due chirurghi che lavorano fianco a fianco. Ecco, questo è un modo eccellente per visualizzare le grandi potenzialità dell’olotrasporto.
Pensate, ad esempio, agli orizzonti che potrebbero aprirsi in ambito medico: un qualsiasi tipo di somministrazione o consulto, anche urgente, sarebbe infatti possibile. Ma non si tratterebbe di una generica discussione attraverso un video, ma una vera e propria esperienza che porterebbe un medico o uno specialista direttamente sulla stazione spaziale. E lo stesso discorso può essere ampliato ad altri ambiti, come quello della manutenzione; insomma, le conversazioni Terra-spazio volterebbero totalmente pagina per diventare quasi “in presenza” anche se le parti coinvolte si trovano a distanze siderali.
Ma non è tutto: gli astronauti potrebbero infatti avere in questo modo la possibilità di interagire con le proprie famiglie in tempo reale, sentendole in qualche modo più vicine. Tornando sulla Terra, poi, l’olotrasporto può cambiare radicalmente la comunicazione con ricercatori che lavorano in ambienti di difficile accesso o con specialisti di operazioni militari. In questo modo si evolverà in maniera definitiva l’interazione tra le parti in tantissimi campi delicati dove ancora oggi è difficile ottenere interazioni efficaci e in tempo reale.
L’olotrasporto non si ferma qui
L’olotrasporto regala davvero uno sguardo incredibile sul futuro, ma la NASA non ha certo intenzione di fermarsi qui. Sono ancora molti i fattori su cui lavorare, in primis l’effettivo divario temporale che si viene a creare nelle trasmissioni dirette nello spazio profondo: per farvi capire, le comunicazioni con Marte potrebbero subire un ritardo di circa venti minuti; si tratta di un lasso di tempo che in certe situazioni, specialmente quelle legate a un’emergenza medica o tecnica, può essere determinante.
Inoltre, l’agenzia ha già espresso l’intenzione di ampliare il sistema dell’olotrasporto integrando la realtà aumentata in modo da rendere l’esperienza ancora più completa e realistica: l’obiettivo è quello di permettere ai cosiddetti “olotrasportisti” di aggirarsi all’interno della stazione spaziale e di osservare le persone e gli oggetti come se fossero davvero accanto a loro.