
MADRID – Cresce il Partito Popolare in tutta la Spagna, recuperando importanti quote di potere locale dopo il disastroso risultato delle amministrative di quattro anni fa. Il Psoe del premier Pedro Sánchez perde la battaglia anche nel conteggio globale dei voti a livello nazionale (30 per cento contro 28 a favore del Pp secondo i dati parziali), mentre sembra fallire la speranza di ottenere il risultato più atteso: la riconquista, dopo 11 anni, della città di Barcellona con il suo candidato Jaume Collboni, superato dal leader degli indipendentisti di orientamento conservatore, Xavier Trias, con l’attuale sindaca, Ada Colau, che non va oltre il terzo posto.
In bilico fino all’ultimo alcune delle amministrazioni regionali e comunali più importanti, con serie possibilità di ribaltone a favore dei popolari. Un duro colpo per il Psoe che nel 2019 aveva conquistato 9 delle 12 regioni in cui si è votato ieri (e il Pp solo 2). I socialisti perdono Siviglia, la città più importante che amministravano finora, e rischiano di andare all’opposizione a Valencia, tanto al comune come alla regione. A rischio per la sinistra anche l’Aragona, mentre il Psoe potrebbe mantenere la presidenza di Estremadura e Castiglia La Mancha.
Il successo, scontato, della destra alle regionali di Madrid con Isabel Diaz Ayuso, lanciata verso la maggioranza assoluta, è completato anche dalla vittoria alle comunali del sindaco uscente José Luis Martinez Almeida, che punta a una inattesa maggioranza assoluta. Ma, nella capitale come nella maggior parte delle amministrazioni che hanno la possibilità di riconquistare, i popolari dipenderanno dall’ultradestra di Vox. Un alleato molto scomodo, come si è rivelato nelle poche giunte locali in cui fino ad ora è risultato determinante.
L’avanzata del Pp – solo in parte spiegabile con la quasi completa scomparsa dalla scena dei centristi di Ciudadanos – è stata però superiore alle attese, e questo potrebbe conferire al partito di Alberto Núñex Feijóo una maggiore forza negoziale nei confronti della formazione di Santiago Abascal.
Molti osservatori avvertono che non bisogna trarre conclusioni di carattere nazionale da una consultazione locale (vota meno gente, mancano all’appello alcune regioni fondamentali, l’offerta politica è diversa), ma la rimonta del Pp è stata di tali dimensioni da poter indicare una tendenza ad appena sette mesi dalle prossime elezioni legislative in programma per il mese di dicembre. Un dato è particolarmente significativo: per la prima volta i popolari conquistano tutti capoluoghi di provincia dell’Andalusia, una delle regioni più popolose di Spagna (che quindi manda molti deputati al Parlamento) e che per decenni era stata un feudo inespugnabile del Partito socialista.
I risultati elettorali non costituiscono una buona notizia per la vicepremier e ministra del Lavoro Yolanda Diaz, leader della nuova piattaforma di sinistra Sumar (che esordirà alle urne solo alle politiche di dicembre), che ha concentrato tutti i suoi sforzi in questa campagna ad appoggiare Ada Colau, sconfitta a Barcellona, e i candidati di altre formazioni che ruotano intorno al suo movimento: è andata male nella maggior parte dei casi, con la grave perdita del comune della regione di Valencia e il calo generalizzato di Podemos in tutto il Paese.